- ven, 18 set 2020 - 15:28
#1319426
Questo intervento mi ricorda la necessità di tenere distinto il video dal Cinema (e anche dal documentario). Di solito evito di criticare i lavori amatoriali, perché ritengo ingiusto sparare su chi non abbia ancora capito certe fontamentali differenze; tanto quanto invece amo farlo sui "professionisti" del sistema: sebbene sistema italiano.
La differenza sta nel fatto che il Video è solo una copertina. Non c'è storia: a dispetto della messa in scena che manca al documentario, non dice nulla. E' una copertina, appunto: la puoi plastificare quanto vuoi ma rimarrà sempre una copertina. Un redazionale, una pubblicità.
Una copertina che mutua l'estetica dalla pubblicità, scivolando in questo modo nell'orrido dello Slow-motion, nell'abuso del Ramping; nella tronfiaggine delle pose e dei gesti.
Di cosa parla il video sull'Andalusia: dell'Andalusia come la vede l'autore o dell'autore che vedrebbe nello stesso modo qualunque altra regione al mondo?
L'ennesima occasione persa di dire qualcosa, nonostante l'Andalusia offra molti spunti.
Avrebbe potuto raccontare la meraviglia della Al-Andalus degli Abbassidi: la conquista da parte di Abd al-Rahman I, la fondazione di Cordova, il ruolo importantissimo nella conservazione della conoscenza greca (i rotoli di Tolomeo, Euclide, Galeno). La storia di Abbas ibn Firnas, compreso il suo tentativo di emulare Icaro, per fortuna senza le stesse gravi conseguenze. O la vita di al-Zahrawi e del suo monumentale trattato sulla medicina Kitab al-Tasrif. O, ancora, la storia di Gherardo da Cremona, che passò la vita a tradurre i testi fondamentali della cononoscenza classica dall'arabo e dall'ebraico in latino; famoso per aver tradotto l'Almagesto di Tolomeo.
E in Andalusia ci sono anche Siviglia, Granada, Saragozza e Toledo. Avrebbe potuto raccontare ddl formidabile acciaoi delle spade di Toledo.
Avrebbe potuto... raccontare delle bellissime farfalle andaluse, del parco delle farfalle di Benalmadena. Dei viaggi fatti in Andalusia da Hermann Hesse a caccia delle farfalle di cui era appassionatissimo; senza essere entomologo, ovviamente, era scrittore e sulle farfalle ha scritto alcune poesie ed un libro: "Frammenti del creato". O di quelli di Vladimir Nabokov (Lolita) che spendeva tutti i soldi ricavati dalle vendite dei suoi libri per studiare le farfalle. Ne scoprì una, nella foresta amazzonica però, cui poi venne dato il suo nome. Nabokov era sinestetico, quindi chissà quali emozioni gli avrenno procurato i colori della natura.
Avrebbe potuto andare alla ricerca di "Bocca di Rosa", La Goriziana Maritza, rappresentante di biancheria, che giunta a Genova negli anni sessanta si fece De André, il suo amico Andrea, il Vichingo (detto vichingo: un mariolo dei vicoli) e Carlo: un pappone, anche questo amico di De André. Poi sparì, e le ultime notizie la davano cameriera a Torremolinos, vicino a Malaga. Dovrebbe avere una settantina d'anni, oggi, ed è lei che ispirò la famosa canzone ambientata nel paesino di Sant'Ilario.
Invece niente. Solo un'altra copertina.
U so anche mi che se catava e caaaaaaaase.