- dom, 07 feb 2016 - 19:12
#1229218
Tarantino è uno dei miei registi preferiti.
Sono quindi andato a vedere la sua ultima fatica con aspettative altissime.
Ho voluto vederlo nel formato 70 mm, in versione integrale; oltre tre ore di film girati in formato panavision.
Da un punto di vista tecnico Tarantino non delude: una fotografia davvero incantevole trasporta lo spettatore dal gelo senza colore delle nevi delle ambientazioni esterne, dominate da campi lunghi, al tepore (ingannevole) a tinte calde della locanda dove si dipana gran parte della trama, con una scelta narrativa che ha il sapore di un ritorno al passato (Le iene)
Le fugaci perplessità di alcuni esterni (probabilmente dovuta anche a una certa ripetitività di tinte e inquadrature) viene presto dimenticata di fronte ad alcuni primi piani degli otto protagonisti, tutti meravigliosamente interpretati.
Jennifer Jason Leigh è semplicemente sublime e, alla fine, si ha come l'impressione che le si sarebbe dovuto concedere maggiore spazio.
Morricone incanta, come sempre, confezionando un comparto musicale di altissimo livello.
Tutto molto bello. Eppure...
La trama non decolla, non stupisce, e coinvolge solo in parte.
Tarantino indugia troppo su alcuni frammenti narrativi e non, imponendo ritmi che sarebbero accettabili solo se compensati da un crescendo proporzionato che invece non arriva, o arriva troppo tardi, coinvolgendo l'intera trama, svilendo il concetto di "capitoli" tanto caro a Tarantino e che, in questo caso, sembra utile solo ad alleggerire piuttosto che ad approfondire.
I dialoghi, che solitamente nei film di Tarantino hanno la capacita di elevare l'ordinario a straordinario sollevando inaspettate pieghe narrative, appaiono meno convincenti rispetto ad altri suoi (capo)lavori ,e (pur sempre senza raggiungere l'eccellenza) risvegliano l'interesse intorpidito dello spettatore con meno frequenza e intelligenza di quanto ci si aspetterebbe da un lavoro del maestro.
L'andamento del film è, in definitiva, meno imprevedibile del solito e il climax narrativo troppo imbrigliato e tardivo per giustificare alcune dilatazioni che, a mio parere, finiscono per affaticare lo spettatore.
Rimangono alcuni colpi di genio, questa volta piu stilistici che narrativi.
Dita ignoranti ed incerte battono i tasti di un pianoforte diffondendo una stentata melodia natalizia che tiene il tempo ad un surreale momento tarantiniano.
Denti marci e occhi liquidi, una porta che non si chiude mai. Il volto di Jennifer sempre più sfigurato dai colpi, forse metafora dell' ineluttabilita' del tempo.
Un tempo di cui forse, in alcuni momenti, finisce per esser vittima l'intero impianto narrativo.
In definitiva un film da vedere sicuramente ma non il miglior film di Tarantino. Forse, pero' uno di ´quei lavori che, per essere capiti sino in fondo, pretendono di essere visti almeno una seconda volta.
Attendo con curiosita' altri pareri.
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