Premetto che i critici (siano essi letterari, cinematografici, gastronomici, ecc) non mi piacciono. Non mi piace che sia considerato un mestiere giudicare il lavoro degli altri. Ma questo è un mio punto di vista strettamente personale e non c'entra con il topic.
Ha-ha, ma ce lo faccio entrare io, carissimo
Woody87:
Ricorderai l'articolo satirico che Allen scrisse per il New Yorker alla fine degli anni settanta, dal titolo
"Fabrizio's: Criticism and response" in cui prendeva di mira i panegirici pomposi e inconsistenti dei critici moderni, nella fattispecie: critici d'arte culinaria...
Li ridicolizzava in una maniera che definire spassosa è un eufemismo, si tratta di un argutissimo e brillante carteggio zeppo di sillogismi, iperboli e altisonanti implicazioni filosofico-religioso-antropologiche da leccarsi i baffi.
Riporto qualche succulento stralcio dell'articolo:
"La pastasciutta come espressione del farinaceo neorealistico italiano è ben intesa da Mario Spinelli, capocuoco del Fabrizio's.
Spinelli impasta la pasta con estrema lentezza. Provoca in tal modo un aumento di tensione tra gli avventori, che attendono sbavando.
Le sue fettuccine, sebbene al dente fin quasi al limite della provocazione, devono molto peraltro al Barzino, il cui uso delle tagliatelle come strumento di critica sociale è noto a tutti."
---
"Chi può dimenticare i suoi scampi senza scampo: quattro gamberi agliatissimi disposti in modo tale da dirla assai più lunga sulla sporca guerra in Vietnam di tanti e tanti libri su questo argomento?"
Ho la sensazione che al dottor Canova non dovrebbe toccar mai l'onore di rientrare tra i bersagli di una così frizzante parodia alleniana...