Forse sarebbe più corretto dire che per ottenere la stessa luminosità, raddoppiando la lunghezza focale, bisognerebbe raddoppiare il diametro del foro per ottenere la stessa luminosità;
Infatti: se, al contrario invece dimezzo la focale, dovrei dimezzare il diametro del foro per avere la stessa luminosità, ma visto che il diametro rimane lo stesso, aumenta la luce.
so che può sembrare la stessa cosa, ma nel caso del dimezzamento di focale rimane il collo di bottiglia del foro d'ingresso, è l'efficacia di questo moto inverso che continua a sfuggirmi. Infatti coi moltiplicatori di focale, la focale viene fisicamente raddoppiata, raddoppia il valore f/ e si perdono un paio di stop, pur rimanendo il foro d'ingresso dell'ottica invariata. Ora, mi sembra strano che si possa demoltiplicare fisicamente con la stessa nonchalance, e d'accordo che non sono un ingegnere e non conosco certi artifici per arrivarci, ma questo significa che potendo portare un f1.4 a ridosso del sensore potremmo avere un f/0.1 o qualcosa del genere. Comunque di questi dispositivi non ne avevo mai sentito parlare.
Tu insisti sul fatto che raddoppiando la focale con un moltiplicatore si perdono due stop e questo è perfettamente logico e vero. Il trucco sta nel fare esattamente il contrario, dimezzando la focale si guadagnano due stop. Dimezzare è esagerato, l'aggeggio si limita a fare uno 0.7 e quindi guadagna uno stop.
La ragione è ottica e ovvia: prendiamo una lente che ha un f 2.8 e proietta la sua immagine su un cerchio di dimensioni tali da inscrivere un full frame 35mm. Proietterà un cerchio di luce con luminosità X. Ora, aggiungiamo (dopo) un gruppo di lenti che invece converge i raggi su un cerchio diciamo di diametro la metà di prima. La quantità di luce che arriva sul cerchio è maggiore, o meglio, è la stessa che arrivava prima sul cerchio di diametro maggiore ma più "concentrata".
Il mio insegnate di fisica mi spiegava queste cose con l'esempio della pistola per imburrare i toast: da una certa distanza, "sparava" una certa quantità di burro e imburrava un toast. Raddoppiando la distanza (che in qualche modo è la lunghezza focale) potrò con la stessa quantità di burro imburrare ben 4 toast, ma ognuno avrà 1/4 di burro. La luce si comporta allo stesso modo (da qui il decadimento con il quadrato inverso...) salvo che le lenti possono cambiare in qualche modo il comportamento dei raggi luminosi, allontanando o avvicinando virtualmente la fonte di luce.
Quindi, l'oggetto ha un senso purchè le lenti con le quali è costruito abbiano una qualità vicino alla perfezione, le perdite se ci sono sono tutte lì.
Per coloro che si chiedono come mai non lo hanno fatto prima: mi pare di capire che l'aggeggio funziona perchè utilizza lo spazio tra l'ottica e il sensore, spazio che nelle reflex è occupato dallo specchio. La cosa si può fare da quando esistono le mirrorless - appunto.