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Sezione in cui parlare di come nasce e si sviluppa una sceneggiatura.

Moderatore: Moderatori

#1274577
Mikros, io l'articolo l'ho chiaramente letto, e non credo di aver travisato nulla, perchè il punto chiave era proprio l'inserimento o meno di dettagli astratti (emozioni/pensieri), e di questo si è parlato finora. Credo forse che abbia travisato tu un pò il senso di quello che l'autore vuole dire. Lui parla di queste cosidette regole che in diversi casi (non sempre) vengono volutamente infrante per poter coinvolgere il lettore (produttori e case cinematografiche) nella storia, al fine di convincerlo che il film funziona e va fatto. E fin qui ci siamo, credo siamo tutti d'accordo sul fatto che il prodotto finale deve essere accattivante, interessante e debba colpire chi lo legge (lo scopo infondo non è che quello, se si vuole veder prodotto il proprio film). Ma, dice anche che "ovviamente non bisogna esagerare con questo tipo di scrittura, ma è una tecnica di scriptwriting dimostrata che può essere efficace nel coinvolgere il lettore nella tua storia".

Se scrivi per esempio: "Tizio è sconvolto dalle parole di Caio", inserito in un contesto in cui la scena, le azioni e i dialoghi non fanno che enfatizzare questa emozione allora puoi inserirla benissimo, perchè diventa un pò più funzionale, ti sta palesando l'emozione che c'è nell'aria in quel momento. Non stai aggiunge un dettaglio astratto che non è rappresentabile.

Ma scrivere una cosa come: "nelle orecchie non più le parole retoriche di Scarpa, ma la risata argentina di Augusta" è assolutamente e del tutto inutile. Perchè tanto questo dettaglio sullo schermo non si vedrà, e chi leggerà si chiederà per forza di cose come questo dettaglio verrà inscenato, creandogli confusione e allerta. Vedi come cambia all'atto pratico l'utilizzo dello stesso concetto ma in due modi differenti?

L'autore non sta condannando le regole, in quanto tali, attenzione. Dice soltanto che bisogna rendere il prodotto finale coinvolgente, magari sfruttando anche qualche "piccola nota" di questo tipo che crei una sorta di patos, empatia, tra la storia e il lettore. Ma questo onestamente credo sia talmente ovvio che è pure inutile starne a discutere: se scrivo un film io voglio che chi lo legge ne venga catturato. Ma sempre entro certi limiti accettabili.

Piuttosto esorta gli studenti di tanto in tanto ad infrangerne qualcuna, ma senza uscire mai dagli schemi tecnici che rendono una sceneggiatura tale.

Ritiene anche che molte di queste regole limitino e distruggano la creatività di chi scrive. Personalmente non sono per niente d'accordo, e dico e confermo che utilizzare "escamotage" come il romanzare eccessivamente una sceneggiatura con pensieri e simili del tutto fuori luogo, lo vedo più come un cercare di rendere l'idea di qualcosa che non si è capaci di esprimere in parole-gesti-azioni, che è il lavoro dello sceneggiatore.

Se piace così tanto inserire elementi astratti allora che si scriva un libro, non una sceneggiatura.
#1274585
Mikros, io l'articolo l'ho chiaramente letto, e non credo di aver travisato nulla, perchè il punto chiave era proprio l'inserimento o meno di dettagli astratti (emozioni/pensieri), e di questo si è parlato finora. Credo forse che abbia travisato tu un pò il senso di quello che l'autore vuole dire. Lui parla di queste cosidette regole che in diversi casi (non sempre) vengono volutamente infrante per poter coinvolgere il lettore (produttori e case cinematografiche) nella storia, al fine di convincerlo che il film funziona e va fatto. E fin qui ci siamo, credo siamo tutti d'accordo sul fatto che il prodotto finale deve essere accattivante, interessante e debba colpire chi lo legge (lo scopo infondo non è che quello, se si vuole veder prodotto il proprio film). Ma, dice anche che "ovviamente non bisogna esagerare con questo tipo di scrittura, ma è una tecnica di scriptwriting dimostrata che può essere efficace nel coinvolgere il lettore nella tua storia".

Se scrivi per esempio: "Tizio è sconvolto dalle parole di Caio", inserito in un contesto in cui la scena, le azioni e i dialoghi non fanno che enfatizzare questa emozione allora puoi inserirla benissimo, perchè diventa un pò più funzionale, ti sta palesando l'emozione che c'è nell'aria in quel momento. Non stai aggiunge un dettaglio astratto che non è rappresentabile.

Ma scrivere una cosa come: "nelle orecchie non più le parole retoriche di Scarpa, ma la risata argentina di Augusta" è assolutamente e del tutto inutile. Perchè tanto questo dettaglio sullo schermo non si vedrà, e chi leggerà si chiederà per forza di cose come questo dettaglio verrà inscenato, creandogli confusione e allerta. Vedi come cambia all'atto pratico l'utilizzo dello stesso concetto ma in due modi differenti?

L'autore non sta condannando le regole, in quanto tali, attenzione. Dice soltanto che bisogna rendere il prodotto finale coinvolgente, magari sfruttando anche qualche "piccola nota" di questo tipo che crei una sorta di patos, empatia, tra la storia e il lettore. Ma questo onestamente credo sia talmente ovvio che è pure inutile starne a discutere: se scrivo un film io voglio che chi lo legge ne venga catturato. Ma sempre entro certi limiti accettabili.

Piuttosto esorta gli studenti di tanto in tanto ad infrangerne qualcuna, ma senza uscire mai dagli schemi tecnici che rendono una sceneggiatura tale.

Ritiene anche che molte di queste regole limitino e distruggano la creatività di chi scrive. Personalmente non sono per niente d'accordo, e dico e confermo che utilizzare "escamotage" come il romanzare eccessivamente una sceneggiatura con pensieri e simili del tutto fuori luogo, lo vedo più come un cercare di rendere l'idea di qualcosa che non si è capaci di esprimere in parole-gesti-azioni, che è il lavoro dello sceneggiatore.

Se piace così tanto inserire elementi astratti allora che si scriva un libro, non una sceneggiatura.


Che è quello che sto cercando di dire fin dall'inizio, quindi sì, è stato travisato il mio thread
#1274599
Pure io mi ero letto l'articolo. Francamente non so se ho travisato il topic, però concedimi un pensiero: si aprono topic e si discute dell'argomento che contengono con lo scopo di seguirne lo sviluppo senza andare OT.
Se quindi siamo andati fuori tema posso capire la tua lamentela, altrimenti non capisco che cosa significa aver travisato il "tuo" thread.

Se lo scopo del topic è quello di dire che si possono infrangere le regole di scrittura di una sceneggiatura senza necessariamente stracciarsi le vesti penso siamo più o meno tutti d'accordo. Esattamente come si può infrangere la regola dei 180° per la velocità dello shutter quando si riprende. Se lo scopo e quello di ottenere una variazione di cui si conoscono gli effetti non ci trovo niente di strano.
Credo pure però che pubblicare questo topic per una semplice presa d'atto da parte dei lettori sarebbe stato abbastanza sterile. Un po' di discussione e l'apporto di punti di vista diversi penso possa portare solo arricchimento.
#1274603
Pure io mi ero letto l'articolo. Francamente non so se ho travisato il topic, però concedimi un pensiero: si aprono topic e si discute dell'argomento che contengono con lo scopo di seguirne lo sviluppo senza andare OT.
Se quindi siamo andati fuori tema posso capire la tua lamentela, altrimenti non capisco che cosa significa aver travisato il "tuo" thread.

Se lo scopo del topic è quello di dire che si possono infrangere le regole di scrittura di una sceneggiatura senza necessariamente stracciarsi le vesti penso siamo più o meno tutti d'accordo. Esattamente come si può infrangere la regola dei 180° per la velocità dello shutter quando si riprende. Se lo scopo e quello di ottenere una variazione di cui si conoscono gli effetti non ci trovo niente di strano.
Credo pure però che pubblicare questo topic per una semplice presa d'atto da parte dei lettori sarebbe stato abbastanza sterile. Un po' di discussione e l'apporto di punti di vista diversi penso possa portare solo arricchimento.


La mia intenzione era proprio quella di aprire un dibattito sulla possibilità o meno di infrangere qualche regola solo che il mio post (e non l'articolo) è stato preso come la volontà addirittura di "romanzare" una sceneggiatura solo per aver aggiunto un'emozione non girabile, ma potenzialmente utile a regista e interprete. Non so se siamo tutti più o meno d'accordo, a me è sembrato il contrario. Si sono poste regole scritte/non scritte, infrante le quali si è tacciati di dilettantismo e si è criticato (critica costruttiva, non quella da gossip di Barbara D'Urso) il brano di sceneggiatura di Petri/Pirro perché eccessivamente romanzato (inquadratura 79 su 654). L'inquadratura, ripeto, è stata girata, ma non sappiamo se Petri o Volonté abbiano seguito "alla lettera" le indicazioni o si siano "ispirati" ad esse, indicazioni che, come si è già fatto notare, nessuno dei due ne aveva bisogno. Fatto sta che sono presenti in sceneggiatura. Non è successo niente, che è quello che volevo far capire, l'indicazione è stata data e il film è stato girato lo stesso (e direi, meno male!). Comunque la sceneggiatura la scaricai tempo fa da un sito web che diceva di metterla a disposizione legalmente, se siete interessati la posso postare qui.

La mia idea era proprio quella di portare arricchimento ed è per questo motivo che ho citato Age prima e Pirro poi perché la prima regola violata da parte degli sceneggiatori contemporanei è stata quella di passare dalla sceneggiatura all'italiana su due colonne (quella di "Indagine" è scritta in questo modo) a quella americana, con grande "scandalo" dei Maestri che sono fonte di cultura come in tutti i campi. Quando ho cominciato a scrivere sceneggiature venticinque anni fa, usavo una Olivetti Lettera 32 e i manuali che avevo a disposizione parlavano della "regola fondamentale di scrivere su due colonne" e sostanzialmente mandare a quel paese il formato americano. Contesutalmente si criticavano le scuole di cinema a favore del "lavoro a bottega", unico modo per imparare, per ottenere il quale bisognava dimostrare di saper scrivere una sceneggiatura. Insomma non si poteva imparare a scuola, ma bisognava già sapere. Ecco il vuoto culturale di cui parlavo e non è affatto uno stereotipo, a meno di non dire che i nomi che ho citato prima siano dei dilettanti bugiardi.

Per indole personale e per cultura rispetto i punti di vista di tutti, ma per favore non venitemi a parlare di regole da rispettare senza giudizio critico perché la cultura è fatta di crisi, di rotture, di violazioni, il resto è mera disciplina. Un film o un'architettura, formalmente costruiti, sono bei film e belle architetture, ma sono fini a sé stessi, non hanno quel quid che li rende diversi dalle altre opere. Il mestiere dello sceneggiatore ha moltissime analogie con quello dell'architetto: se solo sapeste quante differenze ci sono fra disegno e realizzazione vi mettereste le mani nei capelli e non parlo di opere abusive, con la differenza che in architettura certe regole vanno rispettate perché legalmente sancite, eppure, data la complessità della disciplina, per meglio far comprendere il disegno/sceneggiatura al capomastro/regista, più di una volta bisogna ricorrere a descrizioni che esulano dall'architettura.

La mia non vuole essere una polemica, ma un chiarimento.
Alla prossima
#1274611
Mi sembra delle tue parole che te la sei presa per qualcosa.

Io, ritengo che tutta questa discussione sia tutt'altro che sterile anche se qualcuno può aver male interpretato le tue parole o se si è un po' divagato sul tema. Chiunque porta dei punti di vista e, viva Dio, non bisogna essere per forza d'accordo. Alla fine ognuno di noi ne trarrà degli spunti di riflessione, in fondo il forum è bello per questo!
#1274648
La mia intenzione era proprio quella di aprire un dibattito sulla possibilità o meno di infrangere qualche regola solo che il mio post (e non l'articolo) è stato preso come la volontà addirittura di "romanzare" una sceneggiatura solo per aver aggiunto un'emozione non girabile, ma potenzialmente utile a regista e interprete.

Perdonami Mikros, ma o parliamo così tanto per parlare senza alcuna logica, oppure diciamo le cose per come stanno. Ho già detto che PER LA LINGUA ITALIANA, non la mia personale appena inventata, inserire elementi astratti vuol dire "romanzare" il testo. Se non ti piace la parola "romanzare" non la dico più, ma questo è, non me lo sto inventando io, sia chiaro.

Non so se siamo tutti più o meno d'accordo, a me è sembrato il contrario.

I dibattiti esistono per confrontare ideee differenti, quindi è assolutamente plausibile che si possa non essere del tutto o affatto d'accordo su qualcosa. L'importante è che ognuno mantenga (se vuole) il suo punto di vista, senza che si offenda o ne faccia un caso di stato.

Si sono poste regole scritte/non scritte, infrante le quali si è tacciati di dilettantismo e si è criticato

Credo tu stia esagerando. Io non ho accusato nessuno di dilettantismo nè ho criticano nessun'altro. qui stiamo parlando di regole tecniche, non di fantasia. E se esistono queste regole è perchè evidentemente per una sceneggiatura essere definita tale bisogna seguirle. L'inserire o meno altri dettagli è a puro e semplice scapito di chi scrive, stop. Io ho solo espresso il MIO parere, non ho puntato il dito su nessuno; ho detto che PER ME, volendo attenermi alla tecnica di stesura, chi usa quello che è per me un'escamotage come il "romanzare" (posso dirlo?) sta dando un chiaro segno di dilettantismo, perchè non capace di esprimere quel sentimento in azioni/immagini. Il compito dello sceneggiatore è questo, forse non è chiaro. Lo sceneggiatore non deve inserire pensieri e roba astratta, altrimenti fa lo scrittore: ecco il mio "dilettantismo" da cosa diviene, dal non essere in grado di fare ciò che ti compete. Cosa ho detto di così terribile non l'ho ancora capito. Se poi tu mi porti in esempio maestri come Age & c. ma di che stiamo parlando? Di come debba approcciarsi alla sceneggiatura gente comune e del tutto anonima o che possa farlo o meno un maestro che ripeto, già da dilettante era una spanna sopra gli altri? Non sono esempi plausibili per me.

Ho anche detto (ma forse scusami, non leggi con attenzione):
"Se scrivi per esempio: "Tizio è sconvolto dalle parole di Caio", inserito in un contesto in cui la scena, le azioni e i dialoghi non fanno che enfatizzare questa emozione allora puoi inserirla benissimo, perchè diventa un pò più funzionale, ti sta palesando l'emozione che c'è nell'aria in quel momento. Non stai aggiunge un dettaglio astratto che non è rappresentabile", quindi alla fine dei conti sto perfino appoggiando, anche se non del tutto, il tuo pensiero.

Ecco il vuoto culturale di cui parlavo e non è affatto uno stereotipo, a meno di non dire che i nomi che ho citato prima siano dei dilettanti bugiardi.

No vabbè, mi arrendo, non voglio ripetermi ancora.

Per indole personale e per cultura rispetto i punti di vista di tutti, ma per favore non venitemi a parlare di regole da rispettare senza giudizio critico perché la cultura è fatta di crisi, di rotture, di violazioni, il resto è mera disciplina.

Nessuno lo ha fatto, e se qualcuno (come me) ha preso una posizione un pò più rigida è proprio perchè ha argomentato la stessa con giudizio critico: ho fatto mille esempi e mi sono ripetuta e dilungata altre mille volte, cercando di analizzare la questione da tanti e diversi punti di vista, proprio perchè rispetto le idee di tutti e analizzo le ragioni di tutti cercando di capirle e magari cambiare anche idea. Quindi non puoi davvero dire che non si è avuto giudizio critico nel'obbiettare tutto ciò, perchè c'è stato praticamente soltanto quello, anche se inutilmente a quanto pare.

Io vi lascio qui,
buon proseguimento ragazzi :wink:
Ultima modifica di ScriptMode il sab, 27 mag 2017 - 15:52, modificato 1 volta in totale.
#1274659
Ragazzi, va bene il confronto delle idee e pure il disaccordo, ma le chiose apodittiche per cortesia risparmiamocele, altrimenti tanto vale non partecipare proprio.


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#1274670
"Si sono poste regole scritte/non scritte, infrante le quali si è tacciati di dilettantismo".

Sì ma non la devi prendere sul personale. Se le opinioni sono diverse, è normale che ognuno consideri dilettantesco il metodo che non condivide. Poi c'è chi si esprime in maniera più o meno fervorosa, più o meno perentoria, come nella vita reale.

Riguardo al circolo vizioso, che solo chi ha lavorato sul set sappia scrivere una sceneggiatura, e solo uno sceneggiatore possa arrivare a un produttore: purtroppo è proprio così nel mondo del cinema! Lo era cinquant'anni fa e lo è adesso. È il motivo per cui gli aspiranti sceneggiatori si incontrano in rete!

Cmq gli interventi di Mikros sulla cultura e sulle crisi io li ho trovati istruttivi.
#1274705
Io questo topic l'ho trovato interessante, proprio perchè esprime diverse posizioni, motivandole con ricchezza di spiegazioni. Purtroppo penso anche io che si è riusciti a leggere fra le righe, una certa spocchiosa rigidità che può aver infastidito, ma può succedere nei confronti vivaci e per fortuna non mi sembra che si sia travalicata una linea rossa.
:appl: Ben vengano le discussioni tra riformatori e rivoluzionari

bye
#1274741
Non l'ho presa sul personale e non sono un riformatore è solo che adoro il dibattito culturale nel quale si mettono in discussione le regole, frutto a loro volta di dibattiti culturali sanciti nell'uso. È proprio per questo che ho inserito come avatar il Pasolini (dall'"Edipo Re") perché nel cinema è stato uno di quelli che, proveniente dall'ambiente intelletuale, ha portato non poche rotture nello "schema classico", anche dal punto di vista della fotografia. Rotture rimaste sue, uniche e irripetibili, ma che non poco hanno ispirato i cineasti successivi. Le sue sceneggiature vanno lette come un esempio estremo e, questo sì, non sono un esempio valido di come andrebbe scritta una sceneggiatura perché, avendole scritte unicamente per sé stesso, presentano momenti molto "romanzati" e addirittura, nel caso di "Accattone", è presente un tipo di scrittura assolutamente personale e inedita.
#1275041
Scusate ma state tutti facendo un discorso ideale su "regole" e "contro-regole" che francamente lasciano il tempo che trovano. Mi spiego: quello che spesso non si considera è che prima di tutto una sceneggiatura dovrà leggerla un essere umano. E se pensate che costui abbia sempre e comunque la giusta concentrazione e il giusto stato d'animo, vi sbagliate di grosso.

Vuoi per stanchezza, vuoi per mille altre questioni che occupano i suoi pensieri, pensare che un produttore o un regista, quando deve leggere la vostra sceneggiatura si stravacchi in poltrona con una bibita fresca a portata di mano, pronto a immergersi anima e corpo nel vostro scritto be'... a Babbo Natale abbiamo smesso tutti di credere da un pezzo.

Senza considerare un altro fattore: spesso i lavori si inviano per email. E queste persone leggono direttamente sul computer. E la lettura su uno schermo retroilluminato come quello di un pc, rispetta alla carta, cambia le carte in tavola non di poco. Leggere su uno schermo affatica. Ed è anche il motivo per cui all'inizio, da "esordienti", è buona regola stampare la sceneggiatura e spedirla (meglio consegnarla di persona).

Aggiungo infine che come conseguenza di tutto ciò, nove volte su dieci la lettura di una sceneggiatura viene fatta in più fasi. anche a distanza di giorni. Cominciano, arrivano a, mettiamo, pagina quaranta, si fermano, e poi riprenderanno la lettura... magari una settimana dopo.

Ecco perché, al di là del "si fa così perché è la prassi" o "non si fa perché non è la prassi", occorre innanzitutto il buon senso. E il buon senso impone di essere, a volte, didascalici. Sì, avete capito bene: didascalici. E in questo rientra anche gli stati d'animo dei personaggi.

Ora, ciò non significa dover sottolineare gli stati d'animo ad ogni battuta. Sarebbe ridicolo (perché è come dire a chi legge che è stupido). Ma qualche pennellata qua e là, male non fa. Anche (e soprattutto) là dove potrebbero nascere dei fraintendimenti. Del tipo:

CARLA
Lo sai che Rebecca e Giovanna si sono mollati?

LUIGI
Ma va'?

OPPURE:

CARLA
Lo sai che Rebecca e Giovanni si non mollati?

LUIGI
(sarcastico)
Ma va'?

Nel primo caso, da parte di Luigi c'è interesse. Nel secondo "non gliene può fregar di meno". E non attaccatevi al discorso: "Ok, ma ciò in una buona sceneggiatura deve essere chiaro dal contesto, senza bisogno di sottolinearlo (leggi: essere didascalici". Sì, ma io vi dico invece: "In base a quanto spiegato sopra, essere didascalici è spesso NECESSARIO".
#1275047
Scusate ma state tutti facendo un discorso ideale su "regole" e "contro-regole" che francamente lasciano il tempo che trovano. Mi spiego: quello che spesso non si considera è che prima di tutto una sceneggiatura dovrà leggerla un essere umano. E se pensate che costui abbia sempre e comunque la giusta concentrazione e il giusto stato d'animo, vi sbagliate di grosso.

Vuoi per stanchezza, vuoi per mille altre questioni che occupano i suoi pensieri, pensare che un produttore o un regista, quando deve leggere la vostra sceneggiatura si stravacchi in poltrona con una bibita fresca a portata di mano, pronto a immergersi anima e corpo nel vostro scritto be'... a Babbo Natale abbiamo smesso tutti di credere da un pezzo.

Senza considerare un altro fattore: spesso i lavori si inviano per email. E queste persone leggono direttamente sul computer. E la lettura su uno schermo retroilluminato come quello di un pc, rispetta alla carta, cambia le carte in tavola non di poco. Leggere su uno schermo affatica. Ed è anche il motivo per cui all'inizio, da "esordienti", è buona regola stampare la sceneggiatura e spedirla (meglio consegnarla di persona).

Aggiungo infine che come conseguenza di tutto ciò, nove volte su dieci la lettura di una sceneggiatura viene fatta in più fasi. anche a distanza di giorni. Cominciano, arrivano a, mettiamo, pagina quaranta, si fermano, e poi riprenderanno la lettura... magari una settimana dopo.

Ecco perché, al di là del "si fa così perché è la prassi" o "non si fa perché non è la prassi", occorre innanzitutto il buon senso. E il buon senso impone di essere, a volte, didascalici. Sì, avete capito bene: didascalici. E in questo rientra anche gli stati d'animo dei personaggi.

Ora, ciò non significa dover sottolineare gli stati d'animo ad ogni battuta. Sarebbe ridicolo (perché è come dire a chi legge che è stupido). Ma qualche pennellata qua e là, male non fa. Anche (e soprattutto) là dove potrebbero nascere dei fraintendimenti. Del tipo:
Forse si sta facendo un pò di confusione. Al produttore non si fa leggere direttamente la sceneggiatura ma prima il soggetto e in seconda battuta il trattamento: questi due si che devono essere romanzati e accattivanti. La sceneggiatura è una scrittura tecnica che serve alla realizzazione pratica del film. Di solito si scrive sotto contratto e a processo produttivo iniziato.
#1275052
Per favore, finiamola con queste "prassi" desunte da libri di dubbia qualità e/o da video-consigli di "esperti" presi da youtube. A un produttore si fa leggere una sceneggiatura. Che non è "tecnica", è in tutto e per tutto il film sulla carta. I trattamenti non si scrivono più, anche perché sono tempo perso.

Con i registi il discorso può variare leggermente. Perché in Italia, nove su dieci, i registi vogliono essere anche "autori" (una vola se ne fregavano abbastanza di avere il nome sulla sceneggiatura) e quindi, di norma, è meglio presentare un soggetto. Ovvero un "oggetto" che lasci ampi margini "creativi" nel come-poi-sviluppare-le cose-in-dettaglio (ovvero, nella sceneggiatura). Ance se alcuni registi (pochi, ma ci sono) dichiarano di non saper scrivere e che vogliono sceneggiature (non soggetti). Sceneggiature già buone, funzionanti, non prime stesure "dove ancora c'è ancora qualcosa da sistemare".

Sempre per sgombrare il campo da inesattezze contenute in manualetti e video di cui sopra, una sceneggiatura si scrive sotto contratto in casi rarissimi. Rarissimi! Ovvero: se hai scritto qualcosa che ha vinto l'oscar; se hai scritto qualcosa che l'Oscar non l'ha vinto ma ha comunque incassato parecchio. E mai (ripetete con me: mai) a processo produttivo iniziato. Quest'ultima infatti è una sciocchezza bella e buona. Non fosse altro che la pre-produzione di un film comincia con lo spoglio della sceneggiatura.
#1275063
CARLA
Lo sai che Rebecca e Giovanna si sono mollati?

LUIGI
Ma va'?

OPPURE:

CARLA
Lo sai che Rebecca e Giovanni si non mollati?

LUIGI
(sarcastico)
Ma va'?

Nel primo caso, da parte di Luigi c'è interesse. Nel secondo "non gliene può fregar di meno". E non attaccatevi al discorso: "Ok, ma ciò in una buona sceneggiatura deve essere chiaro dal contesto, senza bisogno di sottolinearlo (leggi: essere didascalici". Sì, ma io vi dico invece: "In base a quanto spiegato sopra, essere didascalici è spesso NECESSARIO".


Ciao.
Mi sa che il discorso non è stato affatto compreso. L'esempio che riporti tu è una normalissima e giustissima trascrizione della scena: non hai fatto accenni del tipo "Luigi riflette tra sè che la scelta di Rebecca e Giovanni è ridicola", hai scritto (sarcastico), che ben lascia intendere questo pensiero. E' di quest'ultimo tipo di trascrizione che si discuteva, sul riportare i pensieri astratti, non di quella in esempio portata da te, che è la logica trascrizione obiettiva che è per forza di cose necessaria (come capista capiremmo altrimenti che luigi era sarcastico se non specifichiamo che il tono che andrà ad utilizzare è proprio sarcastico??). L'esempio riportato dal creatore dle topic era infatti: "... nelle orecchie non più le parole retoriche di Scarpa, ma la risata argentina di Augusta", che è un pensiero astratto, non rappresentabile e che resta lì, sul foglio di carta.

Per favore, finiamola con queste "prassi" desunte da libri di dubbia qualità e/o da video-consigli di "esperti" presi da youtube.


Se non fosse che le mie personali fonti non sono certo "libri di dubbia qualità e/o da video-consigli di esperti presi da youtube" e che quindi questo commento non mi tocchi neppure lontanamente, mi riterrei offesa da questa affermazione. Magari prima di supporre cose del genere e sminuire il pensiero altrui perchè TU, credi provenga da fonti di questo tipo, dovresti prima informarti, no? Senza parlare del fatto che chiunque abbia una buona base di studi sa che quello di cui si è discusso è più che lecito e corretto. Ma ognuno per carità, tragga la propria conclusione sul nulla.

Senza considerare un altro fattore: spesso i lavori si inviano per email. E queste persone leggono direttamente sul computer. E la lettura su uno schermo retroilluminato come quello di un pc, rispetta alla carta, cambia le carte in tavola non di poco. Leggere su uno schermo affatica. Ed è anche il motivo per cui all'inizio, da "esordienti", è buona regola stampare la sceneggiatura e spedirla


Per email? Scherziamo? Sono un folle spedirebbe una sceneggiatura per email. Un produttore non si metterà mai a leggere centinaia di pagine dallo schermo di un pc. Al massimo per email si invia il soggetto, il trattamento, mai la sceneggiatura. Quella si invia sempre e comunque in formato cartaceo, proprio perchè il buon senso dovrebbe suggerire che non si può pretendere nè aspettarsi che uno si distrugga gli occhi a leggere centinaia di pagine di sceneggiatura da un pc. E' pressochè impensabile. I produttori leggono centinaia di script a settimana, credi sul serio che lo facciano da un pc? Mai sentita una cosa del genere...
#1275064
Ma.... Forse avranno visto su youtube o letto sui manualetti inesatti questa prassi sbagliata anche nei progetti cinematografici a cui ho partecipato e sto partecipando, dove lo sceneggiatore senza contratto non inizia a scrivere niente.

Mi sono imbattuto in questo video alla ricerca di […]

Non c'è davvero niente di meglio sul web […]

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Sicuramente ci sarà un metodo più ve[…]