Benvenuto su VideoMakers.net
Iscriviti per condividere la tua passione sul principale sito web italiano dedicato al VideoMaking!

Gli eventuali inserti pubblicitari all'interno delle discussioni sono visibili solo se non hai eseguito l'accesso al forum; ricordati di eseguire l'accesso o, se non sei ancora registrato, fallo QUI

Clicca qui per leggere le regole del forum
Sezione in cui parlare di come nasce e si sviluppa una sceneggiatura.

Moderatore: Moderatori

#1274176
Interessante articolo da NoFilmSchool
http://nofilmschool.com/2017/05/why-screenwriting-rules-are-myth

Sostanzialmente critica l'uso delle regole di scrittura cinematografica a favore di una più libera espressività. Naturalmente si parla di spec script. Una critica interessante è fatta alla regola di scrivere solo quello che si vede. L'autore presenta alcuni brani di sceneggiatura dove sono presenti anche degli stati d'animo. Va detto che già in Italia, grandi autori come Age e Scarpelli o Zavattini, suggerivano di scrivere anche come si dovesse "sentire" il personaggio con rapidi accenni, in modo da aiutare l'attore a meglio interpretarlo (e di conseguenza, aggiungo io, aiutare anche scenografo, direttore della fotografia, fonico e compositore della colonna sonora).
#1274179
Mi sembra perlomeno ovvio. Faccio un esempio. Mario fa una battuta. Lucia si volta di scatto e lo guarda. È una perfetta descrizione di quello che si vede, ma non dice niente. Praticamente lascia al regista decidere se Lucia è arrabbiata o divertita!
#1274230
No, se Lucia è arrabbiata o divertita lo decidi tu in fase di sceneggiatura, semmai si volta con "sguardo indecifrabile", ma il sentimento che prova deve essere intuibile. La critica dell'articolo riguarda appunto il sentimento che prova il personaggio che possiamo intuire attraverso i suoi gesti o le azioni svolte fino a quel momento. Riprendendo il tuo esempio: Mario fa una battuta. Lucia si volta di scatto e lo guarda: è ferita dal suo sarcasmo. La parte in grassetto è una precisa violazione delle regole di scrittura cinematografica.
#1274340
Ciao.
Personalmente non condivido l'inserimento di emozioni/pensieri e simili in sceneggiatura. Credo che intanto non sia professionale, visto che per norma non vanno inseriti (di seguito riporto un esempio pratico del perchè) e poi perchè la sceneggiatura è la base TECNICA di un film e non va quindi romanzata. Ma tralasciando il fattore "regole", è proprio segno di dilettantismo aver bisogno di annotazioni che indichino che Tizio è arrabbiato, ferito o quello che è. Un bravo sceneggiatore sa mettere tutto in scena senza far dire una parola a nessuno. Starà al regista dirigere gli attori nel modo migliore, enfatizzando certe emozioni, tirandole fuori o rendendole più sottili attraverso magari espressioni che palesino quell'emozione. Senza parlare del fatto che proprio perchè base tecnica, queste annotazioni non servono.

Si fa sempre più l'errore di credere che una sceneggiatura sia una sorta di romanzo, con emozioni, sentimenti e quant'altro: non è così, e lo ripeterò fino allo sfinimento. La sceneggiatura deve limitarsi a dire cosa apparirà sullo schermo. Tutto il resto non è compito dello sceneggiatore. Quindi al massimo a mio avviso annotazioni del genere vanno fatte dopo, in fase di messa in scena, dal regista stesso e come sole indicazioni pratiche per l'attore.

La mia opinione nasce dal mio personalissimo concetto base (non del tutto personale, visto che è tra le basi della stesura di una buona sceneggiatura) secondo cui se uno sceneggiatore ha la necessità di dovermi far presente che Tizio è arrabbiato, non è un bravo sceneggiatore. Io devo percepirlo dalle parole degli attori, dalle loro azioni. Faccio un esempio pratico:

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Tizio e Caio si trovano seduti al tavolo in cucina e discutono sul progetto.

Tizio
bla bla

Caio
bla bla bla

Tizio
(urla)
bla bla!

Caio
bla bla bla bla!

Tizio scatta improvvisamente in piedi, afferra il bicchiere che è sul tavolo e lo lancia verso il muro, frantumandolo in pezzi.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Come si può ben vedere, non ho specificato "Tizio si arrabbia", MA ho accompagnato questa mia intenzione ad una precisa azione, ovvero il lanciare il bicchiere verso il muro, palese ed evidente segno di collera. Non ne ho avuto alcun bisogno. Ho fatto si che bastasse precisare che Tizio ha cominciato ad urlare e poi è andato in escandescenza lanciando il bicchiere. Non ho mai scritto "Tizio si arrabbia".

Se quest'azione non fosse stata presente e mi fossi limitata a dire che Tizio era arrabbiato, la mia annotazione sarebbe stata del tutto inutile, perchè lo spettatore quando guarda il film non ha la sceneggiatura in mano, non lo sa cosa succede, nè può sapere che emozione vuoi TU che lui percepisca. Bisogna allora tramutare tutte le emozioni in azioni. E' come avere scritto "Tizio si arrabbia", ma trasformato in immagini. Perchè la sceneggiatura non è che questo: una sequenza di azioni/immagini, quindi così va trascritta. Se esistono delle chiare regole non è per caso, ma perchè avendo una sua precisa struttura quella bisogna seguire, altrimenti non è che un romanzo, non parliamo più di sceneggiatura.

Aggiungo anche che trattandosi di Spec Script, ovvero sceneggiature in cerca di produttore, è ancor più importante attenersi alla corretta forma di stesura di quest'ultime, proprio per non dare l'idea di dilettante o "presuntuoso" che deliberatamente si prende "lussi" del genere (in questo caso le annotazioni in merito alle emozioni) che spettano a chi è già nel campo o comunque ha alle spalle una solida produzione. Non di certo a un novellino.
#1274344
Parli di "segno di dilettantismo", ma Age stesso suggeriva di accennare ai sentimenti (non di romanzare) per meglio far comprendere a regista e attore/attrice come interpretare quel determinato passo. E Age qualche film lo ha scritto in un epoca in cui bastava che il regista, per esempio Monicelli, dicesse "Buongiorno!" per vedersi accreditato come sceneggiatore.
#1274346
Parli di "segno di dilettantismo", ma Age stesso suggeriva di accennare ai sentimenti (non di romanzare)


Attenzione, accennare ai sentimenti equivale al romanzare, proprio perchè ciò che rende "romanzato" uno scritto è l'inserimento di cenni di emozioni/fantasia. Se questi vengono inseriti in una sceneggiatura, la si sta per forza di cose romanzando. Non me lo sto inventando io eh, è la definizione letterale questa.

...per meglio far comprendere a regista e attore/attrice come interpretare quel determinato passo

Ripeto, a mio (e non solo) avviso, se sei un bravo sceneggiatore tutto ciò non serve. Perchè andare a smontare la struttura di una sceneggiatura "romanzandola" quando non ce n'è alcun bisogno perchè come dimostrato prima basta far parlare le immagini/azioni? E' compito del regista far esprimere al meglio un'emozione ai suoi attori, non allo sceneggiatore. Lui si limita a dire cosa accadrà in scena. Tutti i dettagli tecnici sul come poi metterlo in scena spettano al regista che dirigerà gli attori in determinati modi proprio per interpretare al meglio quella scena. Non servono specifiche di questo tipo quando già l'azione in sè è ben chiara e definita. Questi possono essere al massimo accenni del regista per enfatizzare quell'azione X.
#1274351
Resta in sospeso però, il suggerimento di Age: è (era) un dilettante anche lui in un'epoca in cui per fare lo sceneggiatore bisognava essere ben visti da produttore e regista? Siamo veramente sicuri che nella cosiddetta sceneggiatura all'italiana non ci fossero suggerimenti del genere (e ci sono!)? Erano dilettanti anche De Sica, Rossellini, Scarpelli, Benvenuti, Pirro?

Riporto un brano di sceneggiatura da "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto", di Elio Petri e Ugo Pirro.

Scena XI
ALTRO UFFICIO SEZIONE OMICIDI - INTERNO. SERA.
[...]
79.
"L'Assassino beve con un sorriso soddisfatto, gli occhi perduti dietro ad una reminiscenza, e nelle orecchie non più le parole retoriche di Scarpa, ma la risata argentina di Augusta".

La scena è stata girata.
Ovviamente il film è vincitore di Oscar e di Gran Prix Speciale a Cannes e il regista è anche sceneggiatore del suo film: che bisogno aveva di "romanzare" questa inquadratura se già sapeva come girarla? Gli è servito come ulteriore suggerimento e come base per Gian Maria Volonté per interpretare al meglio l'inquadratura e tutte quelle successive: anche così è nato il suo famoso sguardo. Era l'epoca in cui la forma di scrittura italiana aveva molti estimatori negli USA. Poi è arrivato Syd Field.
#1274359
il regista è anche sceneggiatore del suo film: che bisogno aveva di "romanzare" questa inquadratura se già sapeva come girarla? Gli è servito come ulteriore suggerimento e come base per Gian Maria Volonté per interpretare al meglio l'inquadratura e tutte quelle successive


Ti sei risposto da solo evidenziando quello che ho già detto io prima: "al massimo a mio avviso annotazioni del genere vanno fatte dopo dal regista stesso e come sole indicazioni pratiche per l'attore". Ciò significa che non è del tutto sbagliata come tecnica, ma che va (come già detto nell'intervento prima) attuata dal regista piuttosto che dallo sceneggiatore, perchè è quest'ultimo che deve giocare sull'interpretazione dei suoi attori. In questo caso infatti, dove lo sceneggiatore è anche il regista, ci può benissimo stare (anche se tecnicamente non corretto).

Ma ciò non toglie che in termini di tecnica di sceneggiatura lo scrivere: "nelle orecchie non più le parole retoriche di Scarpa, ma la risata argentina di Augusta" è del tutto inutile, perchè è un elemento di fantasia, che avviene nella testa del soggetto, non viene messo in scena. Può rendere la sceneggiatura più interessante in termini di lettura, perchè appunto romanzata in questo modo è più empatica, fantasiosa. Ma resta il fatto che in sceneggiatura non va fatto, perchè è solo ed esclusivamente la stesura di immagini ed azioni. Lasciamo fare allo sceneggiatore lo sceneggiatore e al regista il regista.

Che poi ognuno possa decidere di scriverla come ritiene più efficace su questo non si discute. Io personalmente mi attengo alle regole perchè se esistono è perchè c'è una struttura ben precisa da seguire, altrimenti, come già ribadito più volte, non è più una sceneggiatura ma un romanzo. Ma per carità, questa è la MIA opinione. Preferisco fare le cose come si deve piuttosto che inserire elementi che so già non essere utili in sceneggiatura. Piuttosto bisogna puntare ad un bravo regista che sappia mettere in scena tutte le emozioni da te trascritte in azioni.

PS: un errore molto comune che ho notato qui nel forum quando si parla di sceneggiature e tutto ciò che ne compete, è il non specificare mai di che tipo di sceneggiatura si stia parlando, se della struttura italiana, americana o francese. Questo fa un'enorme ed abissale differenza in termini tecnici. Perchè nella sceneggiatura in forma Italiana si tende infatti ad una trascrizione più "leggera", romanzata, ricca a volte di appunti immaginari come l'esempio sopra che hai riportato tu. In quella americana invece questo è del tutto vietato, in quanto esige una stesura molto concisa e diretta, senza orpelli inutili (infatti inserire quest'ultimi per un produttore americano è sinonimo di puro dilettantismo).

Detto ciò, credo bisogni per forza di cose prima di tutto capire a che mercato questa fantomatica sceneggiatura vuole essere destinata. Se si parla di territorio italiano posso dirti subito che allora può non essere così tragico inserire questo tipo di elementi se proprio lo si vuole fare, se invece destinato all'estero non sono da tenere nemmeno in considerazione.

Erano dilettanti anche De Sica, Rossellini, Scarpelli, Benvenuti, Pirro?


Non portiamo sempre i soliti paragoni fuori luogo. Erano epoche diverse, si sta parlando di maestri che erano già una spanna sopra gli altri anche da dilettanti. Parliamo di come funziona OGGI, di quali sono i meccanismi e le direttive di OGGI. Io credo che spesso si incappi nella presunzione di pensare "siccome Rossellini lo faceva, allora vuol dire che va bene farlo, anzi", dimenticandosi del tutto però, che una volta il cinema funzionava in maniera completamente diversa da OGGI, dove certi lussi non se li può più prendere nemmeno chi potrebbe. Qui siamo tutti dilettanti nel senso stretto del termine, andare a cercare meccaniche di più di 30 anni fà non ha alcun senso (per me). Non bisogna peccare di presunzione e fare un pò come ad uno pare, cosa che in molti qui nel forum fanno (non parlo di te Mikros), decidendo da sè come scrivere, in che modo farlo e come mettere il tutto insieme, fregandosene altamente della tecnica e dei dettami che la stesura di una scenegiatura comporta e richiede. Non lamentiamoci poi però se nessuno legge i lavori o li valuta "amatoriali".

Se si vuole saper scrivere una sceneggiatura bisogna STUDIARE, perchè NON ci si improvvisa sceneggiatori, e lo si fa seguendo le regole. Poi, un domani, dopo che si è riusciti ad avere una posizione allora ci si può permettere anche di scriverne una sulla carta igienica se ci va. Ma di certo non adesso.
#1274387
Non mi trovo d'accordo con ScriptMode. Intendiamoci, è vero che la sceneggiatura ha uno scopo tecnico, è uno strumento di lavoro. Ma bisogna intendersi sull'utilizzo di questo strumento, cioè: a che serve?

Perlopiù ma non sempre, la sceneggiatura deve mettere su carta quello che vogliono girare il produttore e il regista. Lo sceneggiatore non è un artista ma un impiegato, deve svolgere un compito tecnico: la "visionarietà" è del regista, proprio come dice ScriptMode, che il regista deve rappresentare le emozioni ecc.

Ma in altri casi lo sceneggiatore può essere il vero autore del film, e il regista invece uno che si deve limitare a girare quello che sta scritto nella sceneggiatura. In questo caso indicazioni di tipo letterale servono a far capire al regista che cosa vuole lo sceneggiatore (o il produttore).

Secondo me pretendere che lo sceneggiatore non indichi gli stati d'animo dei personaggi è un modo sicuro per fare un film mediocre, a meno che la lacuna non venga colmata da un grande regista che metta riparo all'insipienza della sceneggiatura. Pensare che qualsiasi stato d'animo debba essere rappresentato con un'azione fa diventare il film un prodotto da dilettanti, in cui per far capire che il protagonista è arrabbiato si deve lanciare un bicchiere contro la parete.

Personalmente, dopo essermi macerata parecchio per la regola del correlativo oggettivo, ora scrivo liberamente "lo guarda arrabbiata", che sottintende che l'attrice sia in grado di esprimere le emozioni con lo sguardo. Francamente ciò che "racconta" un film, più di tutto il resto, è lo sguardo dell'attore. Almeno io, dei grandi film indimenticabili, ricordo le emozioni trasmesse dagli sguardi dei personaggi.

La sceneggiatura è il testo che hanno in mano gli attori per capire come recitare, e il regista come girare; quindi lo scopo ultimo non è nemmeno descrivere meramente che cosa succede sullo schermo, ma aiutare chi fa il film a capire di che cosa si sta parlando.
#1274390
Perlopiù ma non sempre, la sceneggiatura deve mettere su carta quello che vogliono girare il produttore e il regista.

Il produttore non dà assolutamente nessun tipo di apporto alla sceneggiatura. Lui valuta se il film può incassare e "caccia" i soldi. Basta. Il regista (a meno che non sia anche lo sceneggiatore) si limita a girare le scene nel modo adeguato e più consono e nulla più. E' lo sceneggiatore che decide COSA si vedrà sullo schermo. Il regista decide il COME. Non facciamo confusione.

Secondo me pretendere che lo sceneggiatore non indichi gli stati d'animo dei personaggi è un modo sicuro per fare un film mediocre

Indicare gli stati d'animo in sceneggiatura è tecnicamente SBAGLIATO. Attenzione, non me lo sto inventando io, è la prassi, la tecnica base che chiunque si approcci a questo mondo dovrebbe come minimo conoscere. Se poi non la si vuole seguire ognuno faccia un pò come gli pare. Ma se parliamo in termini tecnici, NON vanno inseriti, e il non farlo non decreta affatto un film mediocre... ma su quale base poi? Il fatto che non siano indicati non vuol dire che non esistano le emozioni o che non verranno espresse. Anzi, se lo sceneggiatore ha la capacità di trasmettere le emozioni senza dovertele fare presente, ma mostrandotele e facendotele percepire, è tutt'altro che mediocre. Non a caso è una competenza non da tutti (e si vede). Troppo facile scrivere "Tizio lo guarda arrabbiato". Prova a trasmetterlo per immagini e azioni, vedrai se è da mediocri.

Qui si sta parlando dell'inserire o meno un annotazione non tecnica ma fantasiosa come è un pensiero/emozione, non di non far trasparire o mostrare quest'ultimi. Mi ripeto ancora: la gente non va al cinema con la sceneggiatura in mano dove c'è scritto "Tizio è arrabbiato con Caio", guarda lo schermo, in cui l'interpretazione, i dialoghi e le azioni dei personaggi fanno si che sia chiaro che Tizio è arrabbiato con Caio. Forse non riesco a spiegarmi io o forse qui parliamo tutti una lingua diversa, non so.

a meno che la lacuna non venga colmata da un grande regista che metta riparo all'insipienza della sceneggiatura

Lacuna? Ma quale lacuna? I sentimenti non vanno inseriti, non è un'opinione, è una regola. Insipienza?... quindi secondo te uno che non si limita a scrivere "Tizio è arrabbiato" ma anzi ha la capacità di mostrarlo in immagini ed azioni (come DEVE essere) è uno sceneggiatore addirittura insipiente? Senza offesa, ma qui mi sa che mancano proprio le basi del concetto di sceneggiatura... perchè si sta proprio andando contro il i principi che la rendono tale.

Pensare che qualsiasi stato d'animo debba essere rappresentato con un'azione fa diventare il film un prodotto da dilettanti, in cui per far capire che il protagonista è arrabbiato si deve lanciare un bicchiere contro la parete.

Il mio era un esempio esasperato. Può anche non succedere nulla del genere, ma basta una determinata parola, indicazione, che faccia capire che Tizio è arrabiato senza dover far presente che "Tizio è arrabbiato". Ripeto ancora: la gente non guarda il film con la sceneggiatura in mano. Lo sceneggiatore DEVE per forza tramutare le emozioni che vuole mostrare in azioni/immagini. Altrimenti come caspita fa a farle interpretare agli attori? Non ci si può sempre e solo limitare ad un "Tizio guarda Caio con rabbia", questo, è dilettantismo. E comunque più che degli stati d'animo veri e propri la questione era sull'inserire perlopiù pensieri che possano far intuire quella determinata emozione, come nell'esempio riportato da Mikros "nelle orecchie non più le parole retoriche di Scarpa, ma la risata argentina di Augusta", che è un pensiero astratto, non tramutato in azioni, quindi del tutto inutile al fine ultimo della sceneggiatura, che è quello di avere al suo interno SOLTANTO azioni e dialoghi, perchè soltanto quelli possono essere inscenati. Se si vuole mostrare questo pensiero, lo si trasforma in immagini. Scriverlo e basta non ha alcun senso, perchè tanto la gente non leggerà mai la sceneggiatura, guarderà il film.

Personalmente, dopo essermi macerata parecchio per la regola del correlativo oggettivo, ora scrivo liberamente "lo guarda arrabbiata", che sottintende che l'attrice sia in grado di esprimere le emozioni con lo sguardo.

Il compito dell'attore è proprio questo, non si dovrebbe neppure aver bisogno di sottinderla una cosa del genere.

Francamente ciò che "racconta" un film, più di tutto il resto, è lo sguardo dell'attore. Almeno io, dei grandi film indimenticabili, ricordo le emozioni trasmesse dagli sguardi dei personaggi.

Benissimo, ma allora si gira un film muto con i soli sguardi che suggeriscono qualsiasi emozione. Dai... che lo sguardo e l'interpretazione dell'attore facciano il 90% del film non ci piove. Ma senza una buona sceneggiatura articolata come si deve anche l'attore più bravo del mondo non susciterà un bel niente.

La sceneggiatura è il testo che hanno in mano gli attori per capire come recitare

La sceneggiatura è solo lo strumento che dice agli attori COSA devono fare. Il regista decide il COME secondo come decide di mostrare la scena.

quindi lo scopo ultimo non è nemmeno descrivere meramente che cosa succede sullo schermo, ma aiutare chi fa il film a capire di che cosa si sta parlando.

Permettimi di dire che sei assolutamente fuori strada. La sceneggiatura non deve aiutare proprio nessuno, scherziamo? E' solo l'insieme di azioni/dialoghi/immagini accuratamente studiate per essere messe in scena. Chi "fa il film" non deve capire di cosa si sta parlando, non è un indovinello, lo sa già, lo sceneggiatura lo mostra già adeguatamente. Detta così sembra che si lavori alla cieca, che bisogna interpretare le cose. Stiamo parlando di strumenti TECNICI, non di appunti presi al bar.

:dimen:
Ultima modifica di ScriptMode il ven, 26 mag 2017 - 11:20, modificato 1 volta in totale.
#1274394
Non posso che essere d'accordo con tutto quello che dice ScriptMode.
La sceneggiatura è uno strumento tecnico che serve a tutti gli altri comparti, non solo alla regia o agli attori. Non serve per presentare il lavoro a produttori o finanziatori. Non deve essere bella da leggere, non deve intrattenere ma deve essere in forma stardard e di facile lettura a tutti i comparti sia tecnici che artistici. Fra l'altro non è la prima cosa che si scrive ed è già una fase avanzata della preproduzione.
Le regole sono fatte per essere infrante, non c'è dubbio, ma prima di farlo bisognerebbe capire perchè ci sono e a che servono.
#1274397
Io non dico che bisogna per forza infrangere le regole. L'articolo è interessante perché ha messo in crisi un sistema di regole non scritte tipico di ogni professione cosiddetta creativa. Vale per il cinema, per l'architettura, per la musica. Dico solo che il linguaggio si evolve ed è necessario che ogni professionista, di qualsiasi settore, sia permeabile al cambiamento. Nel cinema è successo più volte. Pensate solo alle smorfie che facevano i "grandi maestri" quando vedevano una sceneggiatura non in formato italiano: era bocciata a prescindere, cosa che per almeno vent'anni ha creato un pericoloso vuoto professionale. Loro non volevano il cambiamento, anche se ne avevano precorso alcuni concetti.
#1274408
L'articolo è interessante perché ha messo in crisi un sistema di regole non scritte tipico di ogni professione cosiddetta creativa.

"Non scritte"? Come sarebbe a dire... esiste una struttura ben precisa per la stesura di una sceneggiatura proprio perchè esistono regole chiare e precise, tra cui quella che "vieta" espressamente l'inserimento di tutto ciò che è astratto (pensieri/emozioni) se non in forma di azioni/immagini. Direi che è molto più che scritta.

Dico solo che il linguaggio si evolve ed è necessario che ogni professionista, di qualsiasi settore, sia permeabile al cambiamento.

D'accordo, ma qui non si sta parlando di alcun cambiamento. Non è un riadattamento, un evoluzione. E' un semplice decidere o meno se inserire elementi che ai fini tecnici non sono utili. Non si va in prigione per questo eh, ma tecnicamente non va fatto.

Nel cinema è successo più volte. Pensate solo alle smorfie che facevano i "grandi maestri" quando vedevano una sceneggiatura non in formato italiano: era bocciata a prescindere, cosa che per almeno vent'anni ha creato un pericoloso vuoto professionale. Loro non volevano il cambiamento, anche se ne avevano precorso alcuni concetti.

Riecco i vecchi stereotipi di 30 anni fà. Scordatevene. Concentratevi su OGGI. Ripeto, non si sta mettendo in discussione un evoluzione in sceneggiatura (in quel caso ti darei più che ragione, perchè bisogna adeguarsi e progredire, un pò come il passare dalla pellicola al digitale per intenderci), ma solo se inserire un elemento astratto: cosa del tutto irrilevante (ed inutile. non mi ripeto più sul perchè).
#1274410
Io concordo in toto con ScriptMode.
Tra l'altro, l'inserimento di elementi di questo tipo vuol dire demandare al regista o all'attore l'interpretazione, cosa che uno sceneggiatore non dovrebbe mai fare.
#1274420
Non serve per presentare il lavoro a produttori o finanziatori.
Eh, questa è purtroppo la triste verità. Penso che i film più creativi siano quelli in cui chi ha l' "idea", il soggettista, scrive la sceneggiatura e trova un produttore, ma sono eventi rari (anche se oggi è forse meno difficile di un tempo, trovare dei finanziamenti); l'iter abituale va nel senso inverso, le sceneggiature vengono commissionate quando è già stato deciso di fare il film, per cui restano appunto una tappa tecnica.

Vi copio dai contenuti speciali del film "Il re ed io" (1956), ma anche oggi funziona così:

<"Il re ed io" era lo show di Rodgers ed Hammerstein preferito da Darryl F. Zanuck. E così il magnate di Hollywood decise di curarne personalmente la produzione. Si assicurò subito la costumista Irene Sharaff ed il coreografo Jerome Robbins. Poi incaricò Charles Brackett di fare il produttore, Ernest Lehman come sceneggiatore e Walter Lang come regista>.

Questo invece l'ho letto su Wikipedia riguardo a "The Prestige" (2006):

<La produttrice Valerie Dean lesse il manoscritto di Christopher Priest e si rese conto che aveva valide potenzialità per poter essere portato sullo schermo. Contattò quindi il regista Christopher Nolan per fargli leggere il romanzo... Il regista si rivolse ad Aaron Ryder della società di produzione statunitense Newmarket Films per l'acquisto delle opzioni sul libro. I fratelli Nolan... iniziarono la collaborazione per la sceneggiatura definitiva>.

Mi sono imbattuto in questo video alla ricerca di […]

Non c'è davvero niente di meglio sul web […]

Nota: non conosco i requisiti del mio pc. quind[…]

Sicuramente ci sarà un metodo più ve[…]