Costretto in trincea da un fuoco di fila di cacche bovine senza precedenti nella storia del cinema, roba stomachevole, tronfia e lasciva, senza più la speranza di vedere un film che non faccia schifo perché già visto, banale, anche mal fatto o, al minimo, conformista, che segue la corrente per non rischiare l'investimento e lusinga i non valori formativi della società spazzatura nella quale sopravviviamo, modello unico per tutto il pianeta Terra, buono per ogni cultura come i calzini One-size che si adattano a tutti i piedi, dal numero 36 al 54, mi capita, eccezionalmente devo dire ma mi capita, e più per caso che per la positiva conclusione di una ricerca o il suggerimento di un amico (meglio “conoscente”, di questi tempi), l'articolo di un quotidiano o la recensione di un pomodoro marcio, di incappare in una commedia carina, indipendente e che mi piace. È successo con “Jules” (2023), del quasi ottuagenario Marc Turtletaub, e così ho deciso di condividerne la conoscenza, sperando sia utile, anche se sopratutto a me stesso. Una cosa che mi piace di credere per sentirmi meglio: molto Wabi-sabi.
さようなら
Jules (2023) Marc Turtletaub
U so anche mi che se catava e caaaaaaaase.