Ciao, Pollaio (che nick geniale)!
Beh, io ho avuto bisogno di rivederlo come si deve perché la prima volta ero indaffarato nell'allestire il service audio della conferenza di presentazione e nella preparazione delle riprese tv della stessa.
Odio sorbirmi gli spettacoli "mutilati", tanto più che la sala era gremita, traboccante di gente in piedi/stravaccata in terra, c'erano altre quattro tv all'assalto e l'aria condizionata era "piacevolmente" fuori uso...
Una sauna finlandese da cui ho ritenuto salubre fuggire 40 minuti dopo l'inizio della proiezione, dopo aver predisposto qualche radiomicrofono.
Comunque concordo con la tua ottima analisi, è un film che indubbiamente fatica ad ingranare subito la marcia giusta, per "prendere forma" (come tu sottolinei) nell'evolversi della narrazione, di pari passo con la crescita interiore della piccola protagonista ed il contatto con gli aspetti più angosciosi della sua giovane esistenza.
Penso alla torta che Marta ha preparato per i 18 anni della sorella, svogliatamente rifiutata da tutti tranne che dalla madre, che riesce così a strapparle un consolatorio sorriso, penso ai gattini, al suo ritrovarsi costantemente da sola nei momenti critici, con l'urgenza inconsapevole di dover crescere mentre il resto del mondo comincia ad apparire estraneo, distratto, quando non ostile e deprimente.
C'è la perdita della magia dell'infanzia che chiunque di noi ha sperimentato da quell'età in poi, quando si cambiano drasticamente i propri punti di vista mentre "gli altri" in realtà continuano sostanzialmente ad essere come sono sempre stati.
Come farfuglia teneramente la catechista che prepara Marta alla Cresima, sono "i nuovi occhiali da sole indossati con la venuta dello Spirito Santo" a renderci esseri consapevoli, dunque più recettivi anche verso le amarezze e le insidie della vita.
Mi è venuto spontaneo associare la figura della catechista Santa alla protagonista Marta, due creature colpite in modo diverso dal "cambiamento".
Santa è una persona incredibilmente buona e vive con angoscia e delusione il fatto che il sacerdote desideri trasferirsi per "fare carriera", non sa gestire l'idea della partenza di una figura di riferimento e si rifugia nel suo ruolo di educatrice sempre più inteso come schermaglia per nascondere la sua sostanziale inadeguatezza nel fornire risposte (cruciale è la sequenza del rimprovero a Marta).
Le contraddizioni umane sono disseminate ovunque nel film, lo squallore delle istituzioni religiose ridotte al merchandising di bassa lega per far proseliti e gli intrallazzi con la politica portano a duplici chiavi di lettura per ogni singolo personaggio protagonista, anche della cuginetta di Marta (che è uno dei personaggi più teneri e simpatici della pellicola)...
È sicuramente un film che andrei volentieri a rivedere ancora, la direzione degli attori (tra giovanissimi e non professionisti) da parte di una ventinovenne esordiente come la Rohrwacher è perfetta, direi che ha del "comenciniano".
Pssst...Sono graditissime anche eventuali critiche negative, eh...
Non fate i timidoni!