Ieri pioveva parecchio. Giornata triste. Allora, cosa di meglio di andare a vedere "Faust" di Sokurov?!
Chiamo un amico: "voglio proporti un suicidio". Suicidio accettato. Lui ha già le stampelle perchè si è rotto un piede, quindi parte in vantaggio.
Il cinema è uno di quelli che ancora davanti alla facciata ha scritto "cinema d'essai". E probabimente è uno dei 3 cinema in Italia a far passare il Faust di Sokurov più volte in una settimana.
La sala è vuota a metà. Anche perchè le scomode poltrone della platea sono tutte sullo stesso piano. Già a metà sala ti vengono i cervicali. Stare nelle prime fila vorrebbe dire ascoltare solo l'audio.
2 ore e un quarto di film circa.
Faust inizia con un'atmosfera quasi stregonesca, d'effetto. Il tedesco dottore lo si trova poco dopo nel suo studio a ravanare dentro a un cadavere, tirandone fuori il cuore e le budella. Per fortuna non sono andato dopo cena al cinema...
La vicenda è quella classica, ma rimaneggiata secondo i gusti e gli scopi del regista. Faust, Mefistofele, Margherita, l'allievo Wagner e il popolo. Tutto ambientato a quel tempo.
I dialoghi sono a volte pesanti sotto il punto di vista filosofico. Il film va rivisto almeno 3 volte per essere capito bene a mio avviso. Anche diverse immagini hanno un profilo simbolico che probabilmente va interpretato aldilà del valore estetico.
Sokurov usa un mascherino quadrato per tutto il film. Distorce spesso l'immagine. La luce a volte è usata in modo paradisiaco e a volte spettrale e oscuro. Per tutto il film vi è un colore cinereo, tendente al verde spesso.
Gli attori a volte esagerano i gesti come si usa fare in teatro.
Alcune inquadrature sono
magistrali.
Il film non l'ho trovato tanto lento a dire il vero. L'ho trovato di quelle tempistiche necessarie per un film che oltre che con le immagini vuol comunicare tanto con le parole.
La proiezione lasciava molto a desiderare. Non so se sia stata proiettata una pellicola, anche se il rumore dalle segrete del cinema lasciava quasi sospettarlo. Certo è che in molti frangenti le immagini ballavano, e a tratti ho dovuto chiudere gli occhi per riposarli. Non volevo morire epilettico in un cinema d'essai davanti al diavolo!