"Le Avventure del Barone di Munchausen" di Terry Gilliam (UK, 1988)
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=UShSgeyeGSA[/youtube]
Però... "Cult".
Che parolaccia.
A stento riesco a digitarla, sentirla pronunciare mi scatena precisi tic nervosi (
rotating balls).
Fa pensare ad una cerchia di smidollati adoratori di questo o quel totem, si concretizza spesso nell'esaltazione di opere ed autori di dubbio/nullo valore, puzza di quel rivalutazionismo tanto comodo in assenza di autentici talenti contemporanei che porta ad elevare brutti ceffi quali Gualtiero Jacopetti o Ruggero Deodato all'inconcepibile rango di innovatori d'indiscussa dignità autoriale.
Meglio ancora se postuma, tra l'altro, con puntuali operazioni di recupero, restauro (sob!) e ridistribuzione francamente ingiudicabili, giustificate solo dall'onnipresente logica commerciale volta a colmare un sopraggiunto, incomprensibile
vuoto.
E film come quello che ho citato sopra, che rappresentano l'espressione più vivace e scoppiettante della creatività visiva, li metterei fra i "maledetti", come li definisce Sarge, ma solo perché una maledetta combinazione di traversie produttive e deludenti risultati al botteghino ha maledettamente precluso ad un più vasto pubblico il godimento pieno e totale di un cinema frutto di ingegno, estro, mezzi e talenti indiscussi in tutti i settori.
Definire "
Le Avventure del Barone di Munchausen" un
cult?
Mai e poi mai, così come non definirei mai in questo modo "
The Devils" di Ken Russell o "
Cuore di vetro" di Werner Herzog, certamente è cinema imperdibile, come per me lo è "
Pranzo di Ferragosto" di Gianni di Gregorio, "
Il cappotto" di Alberto Lattuada, "
L'uomo che verrà" di Giorgio Diritti o "
Il giardino delle Delizie" di Silvano Agosti.