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Moderatore: Moderatori

da obi21
#588117
può essere interessante il regime dei minimi,
Il regime dei minimi si adatta particolarmente:

†¢ ai piccoli contribuenti (professionisti ed imprese), operanti nel settore dei servizi che hanno pochi costi da detrarre e non risultano quindi danneggiati dalla indetraibilità dell'IVA. I vantaggi aumentano all'avvicinarsi alla soglia limite dei ricavi 30.000 euro;
†¢ a chi ha una clientela principalmente costituta da privati (i compensi infatti non sono soggetti alla ritenuta di acconto);
†¢ a chi ha altri redditi che può evitare il cumulo ( es. lavoratore dipendente che decide di aprire partita iva).

Il regime dei minimi è stato presentato dal Governo in maniera molto positiva ma....

†¢ è vero che i contribuenti minimi non pagheranno l'irap, ma è anche vero che non possedendo un'organizzazione autonoma non l'avrebbero probabilmente pagata in ogni caso;
†¢rimane l'obbligo della ritenuta, costringendo i minimi ad un perenne credito di imposta (con esclusione di quei contribuenti che hanno come clienti principalmente privati).
queste info ed altre le ho prese da:

http://www.parcellazione.it/CONTABILITA ... inimi.html
anche se per andare più a fondo è bene interpellare un professionista, perchè oltre a versare il forfettario del 20%, si è tenuti al versamento degli oneri previdenziali (da capire in che misura se ad esempio il contribuente del regime dei minimi già li versa perchè magari è giàdipendente presso un altra azienda).


Stavo per scriverlo io. Il regime dei contribuenti minimi è assai allettante, anche perché non ci sono obblighi di scritture contabili, vi consiglio di approfondire (ci sono diversi libretti pratici che ne spiegano la sostanza, e qualcosa trovate anche sul sito delle Entrate www.agenziaentrate.it).

QUanto alla "disperazione" :) di mariokiller sulla ritenuta d'acconto... temo ci sia un equivoco.

Credo in particolare che lui intendesse piuttosto riferirsi alla "ricevuta fiscale" (che abbia o meno ritenuta d'acconto) come documento fiscale per prestazioni di carattere occasionale.

La ritenuta invece, come altri hanno ben spiegato, è semplicemente una trattenuta alla fonte da parte di chi sia per legge sostituto d'imposta e come tale tenuto a versare per tuo conto una parte (20%) dell'imposta dovuta allo stato per quella entrata. Può essere applicata sia a una fattura che a una ricevuta fiscale.


Per le prestazioni erogate con continuità, invece, la fattura (previa partita iva) è ovviamente un obbligo.



Per MarioKiller e, credo, anche per Marcios questa è ad oggi la soluzione più facile :wink: :wink:
da Butch
#590572
Marcios, non ti ho insegnato proprio niente! :D
Aspetta ad aprire la partita iva. Fatti due conti, presenti passati e futuri, prova a valutare i lavori presi come se (a posteriori) li avessi dovuti contabilizzare in una partita iva. Ti sarebbe convenuto? Ti avrebbero dato il 20% in più? Cerca di capire chi sono e chi saranno i tuoi clienti futuri: vorranno la partita iva o no?
Pensa alla crisi. Rompi le scatole ad un amico commercialista e verifica le varie possibilità fiscali, tipo quella del tetto massimo dei 30.000 euro l'anno. Magari adocchia un bando di finanzimento a fondo perso o quasi, di quelli regionali, o comunitari. Pensa all'estero. Pensa alle spese. E dopo tutti 'sti pensieri, decidi. Ma se fai 5000 euro all'anno, lascia ASSOLUTAMENTE PERDERE. Il mio fatturato sale di anno in anno, anche se di pochissimo, ma il mio tenore di vita rimane sempre lo stesso, complici tasse, inflazione, studi di settore (che spero aboliranno presto), e costo della vita galoppante.
Perciò stai molto, molto attento. Aprire la partita iva è come essere sposati. Ci sono delle responsabilità in ballo che non hai idea.
E' un ottimo biglietto da visita con le aziende, ma se tu lavori per i privati, bhe, la partita iva te la dai in testa da solo.
Occhio!
e, per la cronaca, la minima percentuale di tasse che devi pagare (se non rientri nella categoria dei "poveri", cosa che non ti auguro perchè a quel punto non dover pagare le tasse è l'ultimo dei tuoi problemi) è del 23%. Ti assicuro che non sono noccioline.
da ilpoveropiero
#590599
Marcios, non ti ho insegnato proprio niente! :D
Aspetta ad aprire la partita iva. Fatti due conti, presenti passati e futuri, prova a valutare i lavori presi come se (a posteriori) li avessi dovuti contabilizzare in una partita iva. Ti sarebbe convenuto? Ti avrebbero dato il 20% in più? Cerca di capire chi sono e chi saranno i tuoi clienti futuri: vorranno la partita iva o no?
Pensa alla crisi. Rompi le scatole ad un amico commercialista e verifica le varie possibilità fiscali, tipo quella del tetto massimo dei 30.000 euro l'anno. Magari adocchia un bando di finanzimento a fondo perso o quasi, di quelli regionali, o comunitari. Pensa all'estero. Pensa alle spese. E dopo tutti 'sti pensieri, decidi. Ma se fai 5000 euro all'anno, lascia ASSOLUTAMENTE PERDERE. Il mio fatturato sale di anno in anno, anche se di pochissimo, ma il mio tenore di vita rimane sempre lo stesso, complici tasse, inflazione, studi di settore (che spero aboliranno presto), e costo della vita galoppante.
Perciò stai molto, molto attento. Aprire la partita iva è come essere sposati. Ci sono delle responsabilità in ballo che non hai idea.
E' un ottimo biglietto da visita con le aziende, ma se tu lavori per i privati, bhe, la partita iva te la dai in testa da solo.
Occhio!
e, per la cronaca, la minima percentuale di tasse che devi pagare (se non rientri nella categoria dei "poveri", cosa che non ti auguro perchè a quel punto non dover pagare le tasse è l'ultimo dei tuoi problemi) è del 23%. Ti assicuro che non sono noccioline.


Ottima riflessione.


Unica piccola precisazione: l'aliquota dei contribuenti minimi -la più bassa- è il 20% (ma è un regime di carattere eccezionale).
Ovviamente la sostanza del tuo discorso resta intatta.
:wink:

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