Che strano effetto fa seguire una conversazione durata 9 anni. (sì, l'ho letto tutto, dalla guida in poi)
La prima cosa che viene da dire è GRAZIE LUIGI. ho interrogato mezzo mondo e nessuno (neanche dalla SIAE) ha saputo darmi informazioni precise e chiare prima di te.
Il commento a caldo, prima di tutto emotivo, è di chi deve unirsi al coro del "troppa burocrazia, troppo lucro, troppa SIAE".
Mi ha fatto effetto vedere come, sul tema di essere autori SIAE e quindi obbligati a depositare i brani, lo stesso Luigi ha virato stretto nel corso degli anni. La prima volta era ovvio che non si fosse obbligati, sia per i principi del diritto d'autore, sia leggendo lo stesso regolamento SIAE. La seconda volta era un tema dibattutto. La terza volta gli autori SIAE sono obbligati a depositare qualsiasi cosa compongano (e vogliano distribuire, ovviamente).
Questo per dire come persino un esperto possa soffrire davanti ad una eccessiva burocratizzazione. Troppa burocrazia corrisponde sempre e solo a confusione e, per citare Eduardo (spero di non violare un Copyright ... -.-) "la confusione fa comodo ai confusionari". Alla fine ho preferito parafrasare, per sicurezza...
mi rimangono alcuni punti oscuri:
LIBERATORIE:
la street photography ci propone un parallelo: non tutte le persone che fotografo per strada devono firmarmi la liberatoria. Dipende dalla finalità editoriale o commerciale che avrà la foto. Secondo un principio analogo dovrebbero essere trattate le musiche nei film. Ho girato documentari nelle zone periferiche di Napoli e lì c'è sempre musica nell'aria. Che si fa? Si fa un documentario con suoni ambientali finti reperiti su CC? Facciamo uscire dalle finestre di Scampia musiche composte in islanda?
E se il documentario si vende? è commerciale? no. Se fosse una foto almeno, venduta anche a Repubblica o al New York Times, resterebbe prodotto editoriale e non commerciale.
PROFITTO vs GUADAGNO ECONOMICO
Anche qua, si è stirata la legge a vantaggio di qualcuno. Dire che si trae "profitto" da un lavoro altrui, e quindi distinguere il "profitto" dal guadagno economico, come se il secondo fosse parte dell'insieme del primo, apre a un curioso caso: la mia ragazza mi ha conquistato cantando una canzone degli Eurythmics. Ha quindi tratto un profitto (finché è contenta di me, almeno) dal lavoro di qualcun altro, come tutti i ragazzi che ai falò rimorchiano con la chitarra o pomiciano mentre Fedez esce dal loro telefono. Io potrei essere molto ricco, e per la mia ragazza il profitto anche economico maggiore di quello che sarebbe fare l'embed di una canzone sul suo sito autopromozionale.
QUI TACET CONSENTIRET
Posso scrivere ai responsabili dei diritti di sinc di un brano "salvo vostra obiezione pervenuta entro 30gg mi riterrò autorizzato"?
LICENSED ON YT
Ignaro di tutto, e stufo di non ricevere risposte ai miei dubbi, ho pubblicato il mio primo cortometraggio narrativo (e quindi non giornalistico) su YouTube qualche mese fa. Contiene musiche commerciali (di repertorio). Dopo qualche giorno YT ha aggiornato tramite il ContentID il mio video aggiungendo così nelle info anche i titoli, gli autori, i detentori dei diritti e i facentene veci. Da parte di questi, mi dice così YT, ho il permesso di tenere il video con quei suoni, ma non di monetizzarlo.
Ma questo, seppur espresso per i vantaggi economici dei rapporti tra Major, YT e "SIAE" di tutto il mondo, non è un PERMESSO DI SINCRONIZZAZIONE?! (per quanto vincolato a fini non commerciali)
LA POLEMICA (saltate questa parte se non siete in vena!!)
scusate il wall of text, ma ho appena letto 285 commenti e mi sento molto coinvolto ^^
Mi unisco alla polemica contro la SIAE. Capisco le istanze di chi dice che i diritti di autore vadano tutelati, e non si discute, ma ovviamente se ci badate bene sono tutelati solo i diritti di autore che possono essere inequivocabilmente monetizzati. Sorvolo sulle giuste lamentele contro i maxistipendi dei dirigenti SIAE, tralascio le battutte sul fatto che il compositore più pagato dalla SIAE sia l'autore del gingle di UnoMattina (nanananana), capisco che così va il mondo ma permettete che non mi piaccia.
Il diritto d'autore (che poi è composto di varie parti) ha subito una sua evoluzione ovviamente sempre più restrittiva e finalizzata non alla tutela dei diritti ma alla monetizzazione dei diritti.
Al di là delle buone intenzioni, sappiamo benissimo che a gestire i diritti di sinc sono non gli autori ma le case discografiche, che se ne fregano delle intenzioni degli autori o della di essi morale, ma hanno il solo scopo di fatturare, cosa che poi alla fine non dispiace neanche agli autori. Essendo diritti gestiti non su basi etiche, c'è una confusione infinita e infatti mentre scrivo ascolto musica su YT pubblicata da utenti privati che hanno rippato interi CD e che YT mi distribuisce come l'acqua del sindaco attraverso compilation mai autorizzate. Musica che se fosse alzata di un semitono con autotune potrebbe essere impunemente monetizzata perché seppure illegale la procedura, rimane invisibile agli algoritmi. Ogni tanto mi ascolto valanghe di cover fatte da ragazze vestite cosplay che suonano l'arpa e va bene a tutti, soprattutto a loro che fanno un botto di soldi.
Da indipendente ho prodotto del teatro per tanti anni, e ho sempre riscontrato come la SIAE fosse solo un vincolo, che mi impediva di fare qualsiasi cosa se non in modo illegale o in cantina, e che non mi sapeva tutelare in nulla, tanto che molte delle mie trovate registiche sono state copiate e non c'è modo di depositarle, e io penso che sia giusto così. Non è in alcun modo possibile vincolare a un attore il suo modo di interpretare Amleto, eppure esso è a tutti gli effetti una composizione artistica frutto del suo ingegno. E grazie a Dio è così, grazie a questo le arti si evolvono e vincoli restrittivi fanno sì che alla fine i prodotti indipendenti siano mediocri, la musica sia mediocre e mediocri i tempi che viviamo.
Non voglio invece trascurare un punto interessante (e spesso citato in questo dibattito, ma non in questo thread) della polemica: con le regole di oggi, non esisterebbe la tragedia greca o la commedia romana, non ci sarebbe Divina Commedia, né poemi omerici, anche la Bibbia porrebbe problemi in questo senso (e nei secoli questi problemi sono stati anche affrontati!). Sono solo pochi esempi di come invece la mancanza di stupide burocrazie non impedisse agli autori di prosperare e anzi favorisse la ricchezza culturale dell'umanità.
Comunque GRAZIE a tutti e Soprattutto a Luigi Pulcini per la passione, la curiosità, la precisione con cui avete trattato questo argomento