- dom, 05 apr 2020 - 08:49
#1312333
Alla domanda della scarsa qualità è difficile, per me che non sono del settore, da rispondere
Però mi viene da formulare un mio pensiero.
Anzitutto sono del 1960, anno che mi ha permesso di vedere i magnifici anni '80, e anche quelli precedenti, l'esplosione della libertà che ha portato la nascita delle prime radio libere e delle prime emittenti che spuntavano come funghi con pochi mezzi a disposizione, per via degli alti costi delle apparecchiature di qualità unitamente alla mancanza di ingenti investimenti finanziari che potevano avere a disposizione solo la RAI.
Nello splendore del periodo analogico (video) ha visto la nascita di belle macchine (telecamere e videoregistratori) e diversi sistemi di registrazione da 1 pollice, 3/4, Betamax, Betacam e tubi Saticon, Plumbicon, Vidicron, i primi sensori CCD il tutto in contenitori mostruosamente enormi e pesanti (quanti cameraman si sono spezzati la schiena a portare telecamere da 15 kg e videoregistratore a tracolla).
Un esplodere di sistemi uno concorrente all'altro da parte di diverse case costruttrici: Sony, Philips, Panasonic, Thomson, Ikegami, For A, Hitachi e tanti altri, molti dei quali oggi spariti.
A fronte della nascita di queste apparecchiature analogiche sempre più sofisticate potevano permettersele solo, RAI a parte, chi aveva a disposizione ingenti finanziamenti (gli editori non sono altro che imprenditori) dalle banche, dai finanziamenti pubblici (pochi per la verità), dagli introiti pubblicitari (perché non avevano il privilegio dell'unica emittente statale che poteva contare sia sul canone che sugli investimenti del Ministero del Tesoro), oggi sono rimasti in 2: Mediaset e La7.
Molte sono sparite (ricordo Telecapodistria, Telemontecarlo, Telepiù..) sia a causa delle leggi (Mammì la prima a cui seguirono altre) sul riordino delle emittenti televisive, sia per l'introduzione della tecnologia digitale che ha portato il passaggio a sistemi di registrazione digitale sempre più sofisticata a cui oggi possono far fronte solo pochissimi piccoli editori schiacciati dalla concorrenza di Broadcaster di grosso calibro: RAI, Mediaset, La7, Sky, Disney che possono investire miliardi di euro per il canale di trasmissione DTT (per far posto ai canali da assegnare alla telefonia 3G, 4G, 5G, ai militari, protezione civile ecc..) e ovviamente dagli introiti pubblicitari canalizzati verso emittenti a maggior visibilità e anche dai gusti televisivi della popolazione italiana che è cambiata verso altri tipi di contenuti televisivi dai reality a quelli mattutini e pomeridiani con ospiti (da pagare) ideati da uno stuolo di programmatori e agenti televisivi, sociologi cui non possono permettersi; ed ecco assistere le varie pubblicità sui materassi, di Pierino e altri contenuti di basso livello ma non per colpa loro.
Questo cambiamento dello scenario radiotelevisivo italiano ha portato anche un profondo cambiamento dei rapporti di lavoro dove da un lato le aziende ricercano personale altamente specializzato al passo con l'evoluzione della tecnologia con competenze che spaziano dall'hardware all'uso dell'informatica fino alla sua programmazione a competenze sul suono fino a quelle sulle trasmissioni digitali, oltre all'utilizzo di personale esterno al proprio organigramma, e di riflesso le piccole emittenti non potendo permettersi singoli dipendenti mono specializzati cercano personale multiruolo.
Proprio in questi giorni di clausura imposta, sto vedendo interviste (Rai) sulla strada composte da troupe giovanili di ragazzi e ragazze (1 cameraman e 1 fonico con la giraffa per via della distanza sicurezza) che immagino sottopagati, impensabile fino a 10/15 anni fa.
I giornalisti giovani (ma non ragazzini) che ho visto al bar a 2 passi da Palazzo Chigi, la Camera, a montare sui portatili Apple, sono gli stessi (ovviamente non tutti) che abbiamo visto venire qui al forum di Videomaker a chiedere informazioni sulle macchine fotografiche, telecamere, microfoni, software di montaggio, computer di cui erano totalmente a digiuno ma che erano costretti ad usarli poiché imposti dai loro datori di lavoro.
Alcuni ex cameraman dei mitici anni 80 e 90 si sono riciclati in autonomi: documentaristi di alto livello, o passati alle fiction o al cinema, matrimonialisti (anche se qui il settore è inflazionato da ragazzini con la macchina fotografica), reporter a contratto per il migliore offerente, consulenti, ovviamente non tutti hanno avuto questa fortuna molti hanno cambiato mestiere.
Leggendo siti esteri, questi giorni ho letto di un famoso cameraman ex BBC poi in proprio che ha collaborato alla nascita di un canale televisivo scozzese che si è ritrovato senza lavoro a causa della pandemia, ma non è il solo che ho letto.. anche negli USA.
Devo dire anche che l'avvento della Rete (internet) ha portato una ventata di nuove professioni, molte giovanili.