willyfan ha scritto: ↑lun, 02 ago 2021 - 12:43
In realtà è napoletano ma vive e lavora a Roma, e non so se in agosto c'è (o meglio, so che non c'è e so anche dov'è, ma dato che è in vacanza evito di scriverlo). Ma va bene così per quanto mi riguarda.
Detto questo, tu non hai nemmeno idea di quanta porcheria arriva ai produttori, ci vorrebbe una squadra di 20 persone a scremare il materiale e dubito che la dimensione media di un produttore indipendente possa permettersela. Anche perchè molti piccoli produttori (sicuramente fanno eccezione quelli che ti ho citato) sono loro stessi registi e/o sceneggiatori, e quindi non gli interessa per principio il materiale che arriva.
Sicuramente Sacher, Motorino amaranto, DueA, et c non sono in via di massima interessate, ma bisogna ricordare che nell'economia italiana vale la filosofia buddista del tutto connesso, espressione di una sola cosa, ancorché lottizzata, perciò non escluderei a priori che Virzì possa produrre il film di un'altro regista, se serve alla causa di chi finanzia i suoi... (*) Ho poi una certa idea «di quanta porcheria arriva ai produttori», la deduco dalla porcheria buttano sul mercato (**). Guardo almeno un film al giorno da trent'anni, lo faccio prima di andare a letto alle due o tre di notte, dipende dalla lunghezza del film, e quando mi capita – sempre più spesso – la spazzatura, dormo male.
Ormai per trovare un film di valore occorre usare il setaccio come facevano i cercatori d'oro di Virginia City nell'ottocento; questo richiede impegno, e il rapporto fra tempo speso nel setacciare i sassi e pepite trovate è sempre più sconveniente. Non a caso si diffondono servizi come Criterion o MUBI che fanno della selezione il loro motivo d'essere: dico in generale, perché a me il Cinema francese piace fino a un certo punto. Ci sono molti film interessanti anche su Prime video; peccato che li abbia già visti tutti e quando rischio sciegliendone uno che non conosco rimango vittima del rapporto fra sassi e pepite di cui prima. Devo essere molto sfortunato.
É un orrore estetico ed anche tecnico: documentari con la colonna sonora al passo di carica copiati dagli americani e volgari quanto le titolazioni tridimensionali dei loro telegiornali, o con la voce fuori campo pateticamente retorica e di petto come quella dei DJ delle radio di provincia di quarant'anni fa, e film zeppi di approssimazioni tecniche; specialmente nell'audio.
Quando ho visto Tenet (in lingua originale, non so come abbiano fatto il doppiaggio ma lo immagino) credevo che fosse colpa della vecchiaia, che stessi diventando sordo, perché non riuscivo a capire cosa stessero dicendo gli attori; fino a quando ho letto un articolo di un magazine inglese che denunciava l'incomprensibilità dell'audio nel film di Nolan, e allora mi sono tranquillizzato.
Quella dell'audio è diventata una vera e propria targedia: all'inizio pensavo che fosse colpa delle nuove generazioni che hanno studiato su manuali dell'epoca in cui si registrava a 16bit e c'era il terrore della distorsione digitale, perché basta registrare a 24 per scongiurare la saturazione. Poi che la democratizzazione del cinema, portata dalla rivoluzione tecnologica, non fosse stata accompagnata da una proporzionale diffusione della competenza; una cosa ovvia a pensarci. Che venissero usati microfoni scadenti e/o con la polarità sbagliata, che fossero tenuti troppo lontano; unitamente alla moda di recitare bisbigliando... Ma come declinare tutto ciò con l'orribile audio di Tenet, per giunta filtrato con il riverbero artificiale?
A volte un esempio vale più di molte parole. Ti incollo ancora due scene dell'ultima sceneggiatura, che ho rimosso per portarla ad almeno novanta pagine, cambiandogli anche il titolo in "Cartoline dallo Swaziland".
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(*) Il Resto del Pizzino.
INT. REDAZIONE QUOTIDIANO - GIORNO
FRANCO è un giovane di vent'otto anni che aspira a fare il giornalista e, nell'anno del Coronavirus, in cui molti giornalisti hanno imparato a lavorare da casa, ottiene un appuntamento con il DIRETTORE (60) di un importante quotidiano di Bologna: Il Resto del Pizzino.
Vestito di tutto punto arriva in una redazione vuota dove lo accoglie la DONNA DELLE PULIZIE (28) che sta lavando il pavimento con la mascherina chirurgica.
FRANCO
Scusi il disturbo, avrei un appuntamento col direttore.
DONNA DELLE PULIZIE
Venga che l'accompagno.
La donna appoggia il manico dello spazzolone contro il muro, sposta con il piede il secchio pieno d'acqua, e attraversa la redazione deserta facendo segno con la mano a Franco di seguirla.
Arrivata davanti alla porta del direttore, bussa due volte entrando senza aspettare la risposta.
Il direttore è al telefono con la mascherina abbassata.
DIRETTORE
(Mettendo la mano sul microfono del ricevitore)
Un momento prego.
Il direttore saluta, termina la telefonata e rialza la mascherina chirurgica.
DIRETTORE
(Alla donna delle pulizie)
Dimmi cara.
DONNA DELLE PULIZIE
C'è un ragazzo che dice di avere un appuntamento con lei.
Il direttore guarda l'orologio annuendo.
DIRETTORE
Si, fallo entrare.
La donna delle pulizie invita Franco ad entrare e chiude la porta alle sue spalle.
FRANCO
Buongiorno. Ci siamo sentiti al telefono ieri pomeriggio per l'articolo sulla crisi indotta dall'epidemia alle piccole fattorie dell'entroterra.
DIRETTORE
Si, ricordo. Bello, coinvolgente: sopratutto la parte in cui descrive l'abbattimento degli animali diventati inutili.
FRANCO
Sono contento che le piaccia, direttore.
Il direttore col mento posato sul metto emette un leggero grugnito e poi solleva la testa.
FRANCO (CONT)
Dunque?
DIRETTORE
Ma vede, giovanotto, se io le do una scrivania senza che lei abbia il tesserino... Lei non ha il tesserino, vero?
FRANCO
No, ne abbiamo parlato al telefono.
DIRETTORE
Ecco, appunto: se io le do una scrivania senza tesserino, i sindacati mi linciano!
FRANCO
Ma?
DIRETTORE
Daltronde, per avere il tesserino occorre che io le dia una scrivania...
(Facendosi insinuante)
Mi sono spiegato?
FRANCO
Mica tanto.
DIRETTORE
Vada, vada giovanotto, e torni quando ha capito.
(**) La penitenza
INT. CELLA DEL MONASTERO - GIORNO
Padre Mansueto decide di fare penitenza per i suoi fallimenti contro il Coronavirus [In una scena precedente predica al virus di arrendersi come sant'Antonio da Padova predicava ai salmoni di farsi pescare]. Per questo, in un angolo ombroso della cella, si toglie i mutandoni di cilicio.
INSERT - LE NATICHE INFIAMMATE DI PADRE MANSUETO
Con molta umiltà, lentamente, dimostrando di essere consapevole delle sofferenze che la sua nuova punizione comporterà, prende una valigia piena di opere che gli italiani hanno spedito all'ufficio "Nuove proposte" di una nota casa editrice milanese e comincia a leggere la prima.
PADRE MANSUETO
(Chino sul primo libro)
Padre, perché mi hai abbandonato?
Riprende faticosamente la lettura e si ferma ancora, ansima.
INSERT - PAGINA DATTILOSCRITTA
"NEL BEL MEZZO DEL CAMMIN DI NOSTRA VITA, MI RITROVAI NEL CUL UNA PARTITA"
Gira pagina.
INSERT - PAGINA DATTILOSCRITTA
"S'AGITA IL FAMOSO BISCAZZIERE
CHE PER VENDICAR L'AFFRONTO ALLA SUA DAMA
TREMEBONDA DA PETRARULO
DECISE DI CASTIGAR LO FALLO ALTRUI COL PROPRIO..."
Gira ancora.
INSERT - PAGINA DATTILOSCRITTA
"QUESTO É IL POTERE
DI PATTUMIERE
CHE PRENDE TUTTI PER IL SEDERE"
(Firmato: Viva Pace, Melina Riccio)
PADRE MANSUETO
Padre, perdonali... Perdonali perché non sanno quello che scrivono!
STACCO INTERNO
Distrutto, piegato sopra una pila di manoscritti, capisce di essere stato troppo esigente con se stesso, rinuncia alla lettura delle nuove proposte e decide di tornare ai vecchi, ruvidi mutandoni di cilicio.
Si alza dallo scranno coperto di fotocopie rilegate a spirale e si apparta di nuovo nell'angolo oscuro della cella.
INSERT - LE NATICHE PALLIDE DI PADRE MANSUETO
Indossa i mutandoni e chiede scusa al Signore.
PADRE MANSUETO
Signore, perdonami perché sono vecchio e stanco.
Una luce illumina il volto di padre Mansueto: ha avuto l'idea che cercava per sconfiggere il Coronavirus.
PADRE MANSUETO
Signore, se le nuove proposte le facessimo leggere al Coronavirus, ci libereremmo di lui in sette giorni!
–
Bye
U so anche mi che se catava e caaaaaaaase.