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Videomakers.net incontra Piero Desopo

posted by blies

VideoMakers.net incontra Piero Desopo per conoscerlo meglio e saperne di più sul suo lavoro.

 

VM: Parlaci un po’ di te.

PD: Ho vissuto a Bologna per diversi anni.
Da quando ho accettato il lavoro a Fox mi sono trasferito a Roma, dove vivo ormai da quasi 4 anni.

VM: Come sei arrivato alla Motion Graphics? Hai fatto studi specifici o altro?

PD: Come per altri designers sono passato prima per il web, per poi arrivare alla motion graphics.
Vivendo in Italia gli studi sono stati quelli classici: Artistico e in seguito Accademia di Belle Arti. Il Conservatorio di musica e’ stata un’esperienza parallela.
Ho sentito spesso la mancanza di studi piu’ specifici.
Ma l’Italia in questo e’ stata – e attualmente e’ ancora – uno dei paesi piu’ arretrati.

VM: Quali software utilizzi?

PD: Ovviamente la suite Adobe: After Effects, Illustrator, Photoshop, Audition, Premiere.
Per il 3D Maxon Cinema 4D, Realflow e PFTrack. Tengo d’occhio Blender, e’ davvero notevole.

 VM: Che hardware hai a disposizione?

PD: Per l’uso privato un laptop Dell Precision M90, Intel T7200 2ghz, 4gb di ram, 160gb hard disk, Quadro FX1500, e vari dischi esterni firewire / usb.
Il laptop e’ praticissimo, ho del tutto abbandonato il desktop che aspetta solo di essere venduto.

VM:  Sei un “One Man Band” o ti appoggi a collaboratori?

PD: I lavori che eseguo come phoenixart li porto avanti da solo cercando, nei limiti del possibile, di risolvere personalmente le richieste.
In alcuni casi ho chiesto aiuto ad altri professionisti, ma avviene davvero sporadicamente.
All’inizio rifletto sul tema, il che mi porta ad una prima grezza ricerca di materiale su web.
Questa prima fase e’ spesso accompagnata da schizzi e bozzetti su carta.
Quasi sempre sento la necessita’ di abbozzare uno storyboard.
Quindi passo al layout vero e proprio in Photoshop o in Illustrator.
Infine importo le compositions in After Effects. In certe occasioni preparo piu’ layout relativi ai diversi momenti dell’animazione.

VM: Lavori solo con aziende italiane o anche all’estero? Se solo con Italia hai mai pensato di allargarti al mercato estero?

PD: Il lavoro che svolgo presso Fox International Channels assorbe gran parte del mio tempo.
Quando ho la possibilita’ di curare qualche lavoro extra mi capitano per lo piu’ richieste estere.

VM: Quali sono le tue produzioni recenti?

PD: L’ultimo lavoro – prima delle vacanze – e’ stato un ident di canale per FoxCrime.
Poi sono seguiti elementi piu’ tipici, come end pages e bumpers.

VM: Finora qual’è il progetto che ti ha entusiasmato di più, che ti ha dato maggiori soddisfazioni personali e professionali?

PD: Probabilmente il mio ultimo reel. Per la visibilita’ di un motion graphics designer il reel costituisce uno strumento molto importante.

VM: Qual’è la tua visione della MG in Italia?

PD: Sta crescendo molto, ci sono alcuni designer di talento.
Il problema e’ la cultura.
Esistono diversi atteggiamenti.
Alcuni cercano lo studio “figo” che aspetta solo loro per dargli la possibilita’ di esprimere tutta la loro “arte”. Per quanto ne so, stanno ancora cercando.
Altri che hanno raggiunto buone capacita’, in linea di massima difficilmente accettano un certo tipo di condizioni, ritenendosi oramai ben al di la’ – tutto sommato e’ comprensibile: l’Italia certo non e’ ricca di motion designers come in altri paesi – ma comprendere questo atteggiamento non vuole comunque dire accettarlo.
Questa situazione l’ho gia’ vista anni fa sul web.
Qui da noi molto spesso ci portiamo dietro l’idea di artista e non quella di designer.
In quest’ottica non si esegue un lavoro, una commissione, ma si produce un’opera d’arte. Una bella confusione.
Non si risolvono problemi, non si cercano soluzioni, ma si realizzano capolavori: se piacciono bene, altrimenti poco importa.
Esistono regole, necessita’, identita’ ben definite. Certo si possono rompere tutte le regole e azzardare soluzioni estreme per dare voce nuova alle identita’. Il fatto e’ che arrivare a queste liberta’ richiede molto lavoro.

VM: Come ti approcci al mercato della MG?

PD: Come in altri mercati legati al digitale, anche nel mercato della MG c’e’ molta confusione.
I due punti di riferimento che stanno dietro ad un nuovo lavoro, committente e designer, spesso parlano due lingue diverse e il peggio e’ che poche volte almeno uno dei due ha ben chiaro cosa voglia dire design applicato alla motion graphics – si suppone che almeno il designer dovrebbe avere le idee chiare.
Puo’ capitare che il designer cerchi solo un pretesto per fare un po’ come gli pare. O che il committente glii chieda questo o quell’altro effetto.
Il punto e’ che un lavoro di motion graphics applicato – e’ inteso che escludo gli esempi di sperimentazione pura ,che possono tranquillamente rimanere scollegati dalle regole di mercato – e’ prima di tutto uno strumento pensato per comunicare un’idea ben precisa ad un target altrettanto preciso.
Gia’ cosi’ possiamo notare che entrano in gioco molti aspetti (senza un ordine preciso):

  • La comunicazione, con i suoi vincoli e le sue regole.
  • Il target.
  • Il brand del nostro cliente, con altrettanti vincoli, necessita’ e limiti.
  • Il budget.
  • Gli strumenti a disposizione

E’ un mestiere complesso, coinvolge molte discipline. Un buon designer dovrebbe intuire come risolvere il problema: c’e’ un’idea da comunicare e di sicuro c’e’ un modo migliore di un altro per farlo. Vuol dire che quest’idea puo’ raggiungere prima e meglio il suo obiettivo. Scoprirlo e’ compito del designer.
Dopo si devono raccogliere le proprie capacita’, conoscenze, abilita’ e rendere al meglio l’idea.
E stare attenti a rispettare tempi e budget.
Insomma, non basta “muovere” degli oggetti in After Effects.
In questo il Motion Graphics Designer di oggi e’ un po’ la somma di molte altre figure storiche, che nell’ambito creativo delle epoche passate, hanno affrontato problemi analoghi.
Pare che le madonne di Raffaello fossero investite di una certa carica erotica dall’artista, ma agli del mondo sono semplicemente delle madonne ed e’ esattamente cio’ che il suo committente gli aveva richiesto.

VM: Conoscevi già Videomakers.net?

PD: Si, tempo fa avevo trovato videomakers scoprendo che riservava una nutrita sezione di tutorial dedicata a Cinema 4D. Bravi!

VM: Cosa ne pensi delle community su Internet?

PD: Possono essere dei punti di incontro molto validi, dei luoghi dove trovare aiuti, stimoli, suggerimenti interessanti per la propria disciplina.
Vedo pero’ alcuni potenziali rischi.
In un caso possono diventare cosi’ “necessari” da non riuscire piu’ a staccarsi. Il rischio e’ di seguire la community con un bisogno sempre maggiore, discutendo moltissimo della disciplina stessa, ma producendo sempre meno – perche’ gia’ sufficientemente appagati dalla frequentazione della community.
In un altro caso possono verificarsi disordine e confusione, a causa delle persone coinvolte che spesso finiscono con lo scaricare nervosismi e stress su gli altri iscritti, a titolo anche gratuito. Quelle che potevano essere delle buone intenzioni da parte dei creatori della community, sono in questo modo annullate, rendendo la community per lo piu’ inutile e luogo di spiacevoli scontri.

VM: Cosa puoi consigliare ad un giovane che si avvicina o si appassiona al mondo della Motion Graphics?

PD: Molta pazienza.
Una certa dose di umilta’.
Osservare, osservare, osservare con moltissima attenzione i lavori migliori. Un’analisi attenta puo’ restituire in cambio molti elementi su cui riflettere, deducendo soluzioni alle quali e’ altrimenti improbabile arrivare.
Preparare dei layout efficaci: un buon layout puo’ giocare una percentuale importante nella qualita’ di un lavoro di mg.
Infine tenere la mente allenata: libri, film, musica. E viste le ore passate davanti al computer, anche un po’ di palestra aiuta 😉

VM: Ti aspettiamo ancora su VideoMakers.net, magari presentandoci qualche tuo nuovo lavoro sul nostro forum.

PD: Spero di poter rispondere presto a questo invito!
Grazie VideoMakers.net!

 

 

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