Articolo realizzato in collaborazione con Blackmagic Design.
DaVinci Resolve, nel corso degli anni, è diventata la soluzione All-In-One di Blackmagic Design, in grado di offrire tutti gli strumenti necessari dall’ingest dei media, con la capacità di gestire un’elevata quantità di formati e codec diversi, all’editing e al color grading, passando per il missaggio audio e il compositing, fino ad arrivare al delivery finale.
DaVinci Resolve è diventato il completamento del workflow pensato dagli ingegneri di Blackmagic Design, unica azienda sul mercato che si occupa di progettazione di sensori e hardware di ripresa, di sviluppare la color science e la codifica RAW, e che ha chiuso il cerchio con il proprio software di editing video.
Software che è in grado di adattarsi a tutti i tipi di produzioni, dai social media, alle piattaforme di streaming più diffuse (Netflix, Disney+, ecc.) fino alle sale cinematografiche (con delivery in DCP/IMF); peraltro Resolve è, attualmente, l’unico software sul mercato in grado di esportare un progetto in IMF ma anche di re-importare un file IMF per verificare il lavoro prima della consegna.
Tuttavia, come videomaker, sappiamo bene che l’editing video è particolarmente esoso in termini di risorse hardware, ancora più al giorno d’oggi, che disponiamo di una pletora di codec diversi e ci ritroviamo a dover utilizzare, nello stesso progetto, media con risoluzioni e frame rate diversi, registrati con l’hardware più disparato (macchine da presa digitali, action cam, droni, ecc.) e con risoluzioni 4K e, in produzioni di livello più alto, anche 8K e perfino 12K.
In una tale situazione è evidente che non basta avere a disposizione hardware di ultima generazione, ma è particolarmente importante saper gestire nel modo opportuno il progetto, sfruttando tutte le funzionalità del software che abbiamo a disposizione.
In particolare DaVinci Resolve risulta essere particolarmente ottimizzato per questo tipo di situazioni poiché è in grado di scalare le proprie funzionalità in base all’hardware su cui sta girando, consentendo, al contempo, di eseguire il proprio editing su hardware poco prestazionale, ma anche di sfruttare al meglio workstation di alto livello (e dall’alto costo!).
Vediamo, dunque, alcuni utili consigli su come ottimizzare il nostro workflow per cercare di avere un playback delle nostre timeline quanto più fluido possibile.
Sebbene sia oramai prassi comune lavorare con contenuti in 4K o a risoluzioni più elevate, in realtà spesso è sufficiente eseguire le operazioni di editing su timeline con risoluzioni più basse, ottimizzando così le risorse hardware disponibili; ovviamente questo tipo di intervento risulta utile anche su hardware potente.
Una delle principali caratteristiche di DaVinci Resolve è quello di essere “resolution independentâ€; in altri termini, quasi tutte le operazioni di editing effettuate nel progetto vengono automaticamente adattate in base alla risoluzione impostata per il progetto; questo consente di creare la propria timeline impostando una risoluzione più bassa (es. 1280×720), eseguire il proprio editing, quindi ripristinare la risoluzione nativa a cui si vuole renderizzare la timeline, senza tuttavia perdere quanto fatto durante l’editing, ma, al contempo, sfruttando un playback molto più fluido.
Quando si decide di lavorare in questo modo, l’unica accortezza è quella di mantenere il rapporto d’aspetto identico a quello che si userà per il render finale, così che non vi siano alterazioni nella gestione delle proporzioni, quindi ripristinare la risoluzione desiderata prima del delivery finale.
Nella CUT Page di DaVinci Resolve, nella parte in alto a destra del riquadro di anteprima, sono disponibili dei preset rapidi per accedere alle risoluzioni di utilizzo più comune oltre a preset di risoluzione personalizzabili: uniamo così l’ottimizzazione delle prestazioni all’ottimizzazione del workflow di lavoro.
La Timeline Proxy Mode è uno dei metodi maggiormente utilizzati per migliorare le prestazioni su hardware poco potente e che può essere utilizzato in combinazione con il precedente consiglio sulla risoluzione del progetto.
Nel menu PLAYBACK, posto nella barra in alto, troviamo il menu TIMELINE PROXY MODE dove abbiamo tre possibilità di scelta:
Questa funzione consente di snellire il playback della timeline senza alterare la risoluzione del progetto, ma è facile comprendere che se si combina con una risoluzione di progetto più bassa rispetto a quella necessaria per il delivery, miglioreremo nettamente le prestazioni del software anche su hardware datato o non particolarmente performante.
Un altro semplice, ma efficace, metodo per ottimizzare il playback della timeline, soprattutto in presenza di singole clip con molti effetti e con modifiche particolarmente pesanti per il proprio hardware, è quella di utilizzare la funzione Render In Place (accessibile dal menu contestuale richiamabile col tasto destro sulla clip).
Attivando questa funzione, DaVinci Resolve eseguirà il render della singola clip, “fissando†tutti gli effetti applicati.
Sebbene sia necessario un po’ di tempo per eseguire il render, è comunque un’operazione relativamente poco dispendiosa in termini di risorse e di tempo di lavoro (ad es., è possibile fare il render in place durante una breve pausa del proprio lavoro), tuttavia consente di rendere molto più snello e veloce tutto il nostro workflow su quello specifico progetto.
Questa funzione consente di selezionare il codec da utilizzare per il render e di aggiungere fotogrammi aggiuntivi in testa e coda, così da avere la possibilità di rifinire l’editing senza dover eseguire nuovamente il render della clip, oppure è possibile eseguire il render senza tener conto della parte di color grading, così da effettuare questa operazione dopo aver “fissato†tutti gli altri effetti; qualora fosse necessario modificare gli effetti o il color grading applicati alla clip, sempre col tasto destro sulla clip potremo selezionare Decompose to Original per indicare a DaVinci Resolve di ripristinare la clip originale con tutti gli effetti applicati e modificabili.
L’utilizzo della funzione Render In Place risulta particolarmente utile per snellire le composizioni della pagina Fusion, notoriamente molto dispendiose in termini di risorse hardware.
Se il Render In Place consente di “fissare†in un file su disco una clip particolarmente difficile da riprodurre in tempo reale, diventa meno efficace se su quella clip dobbiamo ancora lavorare in modo continuo; in queste situazioni diventa molto più utile e proficuo utilizzare la modalità di caching offerta da DaVinci Resolve.
Il software consente di utilizzare due diverse modalità di Render Cache:
Dalle impostazioni di progetto potremo definire qualità e risoluzione dei file di cache così da risparmiare spazio su disco o massimizzare la qualità .
Un ulteriore metodo per snellire il proprio workflow è quello di creare dei file proxy per i propri media o parte di essi; sarà necessario del tempo per poter portare a completamento l’operazione, oltre ad esser necessario spazio aggiuntivo su disco, ma è un ulteriore metodo per poter lavorare anche con file particolarmente complessi come video in 12K su computer datati o con scarse prestazioni.
Un interessante utilizzo dei proxy è quello di abbinarli al compositing eseguito nella pagina Fusion, anche perché il compositing è sempre una parte della post-produzione molto “time & power consuming“; generalmente non è conveniente eseguire il compositing direttamente sulle clip native, soprattutto se ad alta risoluzione, ma è molto più proficuo sostituire temporaneamente in timeline la clip su cui lavorare con il suo relativo proxy, quindi procedere con il compositing e, prima del render, ripristinare la clip nativa.
Le operazioni di sostituzione sono semplici:
Per ripristinare la clip originale, basterà eseguire la procedura inversa mettendo offline il file proxy e re-importando la clip nativa.
Quando ci si trova a lavorare con file RAW possiamo sfruttare altri metodi aggiuntivi per migliorare la resa in playback del nostro progetto.
Nelle impostazioni di progetto, nel tab CAMERA RAW, potremo definire la risoluzione di decodifica di questi file, così da snellirne la riproduzione, scegliendo tra risoluzione piena, dimezzata, un quarto o un ottavo della risoluzione originale; anche in questo caso ripristineremo la qualità di decodifica prima del render finale per il delivery del nostro progetto.
Parlando di RAW, non possiamo non citare l’ormai ben noto codec Blackmagic RAW: sviluppato appositamente da BMD per il proprio hardware, è un codec in grado di coniugare prestazioni e qualità , grazie a parte del debayering effettuato in camera, che scarica l’hardware di parte del carico di lavoro in decodifica, mantenendo al contempo qualità di immagine (può memorizzare video fino a 8K a 120fps) e ampia gamma dinamica (il video in camera viene registrato in modalità 16bit lineare per poi essere codificato a 12bit log).
Registrare, quindi, in Blackmagic RAW consente un ulteriore snellimento delle operazioni di editing per via delle sue specifiche peculiarità .
Blackmagic Design terrà il prossimo 10 Marzo 2022 un Webinar gratuito in Italiano, specificatamente dedicato alla massimizzazione delle prestazioni di DaVinci Resolve.
Tenuto dal Master Trainer Andrea Vassalini, il Webinar mostrerà come l’ultima versione di DaVinci Resolve renda la decodifica, codifica e riproduzione ancora più veloci, consentendo di lavorare con file 8K e 12K anche su computer portatili.