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VideoMakers.net incontra Luca Caserta

posted by VMStaff

VideoMakers.net incontra Luca Caserta per conoscerlo meglio e saperne di più sul suo lavoro.

Videomakers.net: Chi è Luca Caserta? Parlaci un po’ di te.

Luca Caserta: Sono un regista e sceneggiatore, cresciuto in una famiglia di teatranti: mio padre, Ezio Maria Caserta, era drammaturgo, regista e attore. Nel 1967 fondò il Teatro Scientifico – Teatro/Laboratorio di Verona (tuttora in attività), spazio fisico e mentale in cui sono cresciuto sia come persona che come artista. Un ambiente sicuramente particolare e ricco di stimoli, nel quale fin da bambino sono entrato in contatto con attori, scrittori, registi, musicisti e così via. Io stesso partecipavo agli spettacoli del Teatro Scientifico come attore, prendendo parte anche alle lunghe tournée che ci portavano in giro per l’Europa e l’America. Capitava spesso di addormentarmi nei camerini o fare i compiti nel retropalco di un teatro durante le prove di uno spettacolo.
Entrai però ben presto in contatto anche con il mondo che sta dietro le quinte: avevo circa 7-8 anni quando mio padre, dopo una rapida spiegazione, mi mise al mixer audio e luci durante un suo spettacolo, perché lui doveva pensare a recitare e il tecnico all’ultimo momento non si era presentato. Non feci in tempo a dirgli “Scusa, ma…â€, che era già sparito sul palco. Da allora ho sempre cercato di portare avanti una preparazione sia teorica che tecnica, ma anche pratica.
All’epoca non ci pensavo, mi sembrava tutto naturale, ma ora mi rendo conto di essere cresciuto in un ambiente forse un po’ stravagante, certo creativo e libero, ma non privo di regole: il teatro mi ha fatto comprendere fin da subito il valore del sacrificio, dell’impegno, della serietà e della dedizione assoluta, necessari per svolgere una professione come questa. Non ci sono orari, le ferie sono un miraggio, ammalarsi non è contemplato. Ciò che conta è solo l’opera cui si sta dando vita. Una palestra importantissima, che tuttora è alla base del mio lavoro di regista e sceneggiatore.

Luca Caserta

Luca Caserta

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VM.net: Hai fatto studi specifici o sei autodidatta?

L.C.:Mi sono laureato in Archeologia Preistorica, una passione nata quando ero ragazzino, in realtà proprio grazie al cinema con i film di Indiana Jones. Dopo la laurea ho conseguito anche un diploma in Comunicazione e Multimedia, il quale mi ha dato delle competenze tecniche che tuttora costituiscono parte delle mio bagaglio professionale.
Di pari passo con questi studi sentivo però crescere in me il richiamo verso il mondo dell’arte. Durante il periodo dell’università, determinante è stata la visione del film “2001: Odissea nello spazio†di Stanley Kubrick, che mi ha fatto percepire il potere e il fascino insiti nella possibilità di esprimersi attraverso uno stile personale, la ricerca di un linguaggio, l’uso di simbologie e sottotesti. È stata una vera folgorazione. Ho deciso quindi di indirizzarmi verso la regia, seguendo inizialmente la strada di famiglia (mia mamma e mia sorella sono a loro volta attrici e teatranti): il teatro era il punto di partenza più ovvio e naturale per me, cresciuto in quell’ambiente fin da bambino. Ho cominciato così a scrivere e dirigere spettacoli per il Teatro Scientifico, in tutto quattordici. Alcuni di essi sono stati anche oggetto di pubblicazione su riviste di settore.
Tuttavia non avevo dimenticato le sensazioni suscitate in me dalla visione del film di Kubrick (e in realtà da molti altri dopo quello). Ero sempre più attratto dal mondo del cinema e in particolar modo dal linguaggio della macchina da presa. Ho maturato quindi la decisione di trasferirmi a Roma, dove ho frequentato l’Accademia di Cinema e Televisione di Cinecittà: lì ho conseguito il diploma di Filmmaker, specializzandomi in regia e sceneggiatura cinematografica sotto la guida di Carlo Lizzani, Giacomo Scarpelli, Cristiano Bortone, Mario Brenta e Franco Brogi Taviani. Sempre in Accademia ho frequentato i corsi di cinema, ripresa e fotografia di Giuseppe Pinori, Giuseppe Berardini e Daniele Nannuzzi, oltre ad alcuni seminari, tra cui quelli tenuti da Luis Bacalov, Carlo Verdone e Pupi Avati. È stata una formazione molto completa, che mi ha fatto crescere sotto vari punti di vista, garantendomi una rigorosa preparazione tecnica e ampliando anche la mia visione artistica.

Luca Caserta

Luca Caserta

VM.net: Come è nata Nuove Officine Cinematografiche?

L.C.:Come dicevo, l’interesse per il cinema ha sempre guidato il mio percorso creativo. Già durante la mia attività di regista teatrale avevo inaugurato la Sezione Cinema del Teatro Scientifico, con cui ho realizzato le mie prime sperimentazioni audiovisive, spesso associate o inserite nel corpo stesso dei miei spettacoli.
Terminata l’Accademia di Cinema e Televisione e sentendo la necessità di una narrazione più cinematografica, nel 2011 ho deciso di fondare Nuove Officine Cinematografiche come evoluzione della Sezione Cinema del Teatro Scientifico, trasformandola così in una realtà artistica e produttiva a se stante, sebbene a esso ancora collegata. La sua finalità è la realizzazione di opere cinematografiche e audiovisive di qualità anche con budget ridotti: oltre ai cortometraggi e ai documentari, che rappresentano il lato più autoriale, un’altra sezione si occupa della produzione di videoclip, commercial, promo, montaggi e video d’arte. Il nostro sito web è raggiungibile all’indirizzo www.noc-cinema.com.
È un progetto che sta crescendo bene con ottimi risultati, tra cui la recente distribuzione negli Stati Uniti del mio cortometraggio Dal profondo: il film è stato infatti acquisito in esclusiva dalla società americana IndiePix Films, che lo distribuisce in streaming e download con il titolo internazionale Out of the Depths sulla propria piattaforma online www.indiepixfilms.com.

Luca Caserta

Luca Caserta

Luca Caserta

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VM.net: Quali sono i soggetti preferiti dei tuoi lavori?

L.C.:Il mio primo cortometraggio Dentro lo specchio, che di fatto costituisce la mia tesi di diploma all’Accademia di Cinecittà, è un neo-noir dalle tinte piuttosto cupe, girato in una Roma notturna. È visibile gratuitamente sul canale Youtube di Nuove Officine Cinematografiche. Il successivo, Dal profondo, e il nuovo L’altra faccia della luna, che andrà al montaggio a breve, sono rispettivamente un horror gotico e un horror psicologico. Tutti e tre trattano tematiche di natura psicanalitica. Dal profondo, interpretato da Davide Bardi ed Elisa Bertato e con la fotografia di Davide Manca, è liberamente ispirato ai racconti I ratti nei muri di H.P. Lovecraft e La caduta della casa degli Usher di E.A. Poe, oltre che al bellissimo film di Robert Wise Gli invasati (The Haunting, 1963). La fabbrica della tela, il mio documentario sul pittore veronese Simone Butturini, presentato da poco, è invece un’opera di tutt’altra natura, tesa a esplorare ciò che si nasconde dietro il processo creativo di un’opera d’arte (in questo caso la nascita di un dipinto).
Non ho quindi un genere preferito, ma amo cimentarmi in tutto ciò che possa stimolare la mia curiosità e i miei interessi. Mi piacciono tutti i tipi di film sia del passato che del presente, se ben realizzati: azione, dramma, commedia, noir, thriller, fantasy, fantascienza, horror, etc. I registi che prediligo sono Kubrick, Lynch, Polanski, Cronenberg, Loach, ma anche Hitchcock, Scorsese, Cimino, Antonioni, Bergman, Malick, Fellini. Mi piace il tocco personale che si percepisce nelle loro opere. Pertanto non mi considero un autore di genere, perché desidero sperimentare diversi tipi di storie e atmosfere: la vita stessa è un insieme di svariate sensazioni, emozioni, eventi… la medesima cosa, secondo me, vale per il filmmaking. Il cinema è un’interpretazione di ciò che ci circonda.
Il mio attuale interesse per il genere horror nasce dalla convinzione che esso possa essere una potente metafora della società in cui viviamo: come anche la fantascienza, l’horror può essere utilizzato per dire qualcosa circa le relazioni umane, gli eventi storici e la vita di tutti i giorni, riguardo a ciò che accade attorno o dentro di noi, nella parte più profonda dell’animo umano. Giorno dopo giorno riceviamo notizie terribili dai telegiornali e dai quotidiani: penso che non sia un caso che, in momenti sociopolitici particolarmente difficili e tesi, ci sia un incremento nella produzione di film horror e di fantascienza. Se guardiamo al passato, si potrebbe azzardare un paragone con uno dei più grandi autori della letteratura italiana, Dante Alighieri, il cui Inferno della Divina Commedia è una requisitoria, una potente analisi delle persone e della società in cui viveva. E senza dubbio l’Inferno di Dante è un’opera di genere horror.
Nei miei lavori, quindi, mi piace includere diversi livelli di interpretazione: ce n’è uno più in superficie, costituito dalla trama e di immediato accesso per tutti. Sotto di esso, però, ci sono numerosi simboli e simbologie, nascosti nelle inquadrature e nella sceneggiatura, che garantiscono ulteriori livelli di significato e sono collegati l’uno all’altro per formare un disegno metaforico e concettuale più profondo. È una stratificazione di significati, che necessita di essere decompressa.

Luca Caserta

Luca Caserta

VM.net: Che attrezzatura utilizzi e quali software?

L.C.: Utilizzo tecnologie digitali. Ho usato diversi tipi di macchine da presa, iniziando con il formato miniDV di una Canon XL2 per passare alle più recenti reflex (Canon 60D e Canon 5D Mark II prima, Canon 5D Mark III poi). Queste ultime da alcuni non sono viste di buon occhio, a causa di una serie di limitazioni tecniche che la loro natura ibrida per forza comporta. Io invece trovo che siano strumenti molto interessanti sia per la qualità d’immagine a costi contenuti che possono garantire a una produzione indipendente, sia per la relativa facilità nel gestire in post-produzione i file che creano. Ho poi avuto modo di utilizzare anche le macchine da presa della serie C di Canon (Canon C100, Canon C300), la Blackmagic e la Red One, questi ultimi strumenti decisamente di alto livello.
Per quanto riguarda i software, dipende da come si decide di impostare la post-produzione e con quale macchina sia stato realizzato il girato: si può andare da Adobe Premiere su PC e Final Cut su Macintosh a moviole attrezzate con Avid.

Luca Caserta

VM.net: Sei un “one man band†o ti fai aiutare da collaboratori?

L.C.: La formazione da filmmaker che mi è stata data in Accademia mi mette nelle condizioni di essere anche un “one man bandâ€: pur essendomi specializzato in sceneggiatura e regia, ho infatti acquisito e sviluppato competenze circa tutto il processo realizzativo di un film.
La scelta è tuttavia legata al tipo di budget che si ha a disposizione o al progetto che s’intende produrre. La fabbrica della tela, ad esempio, è un documentario che ho voluto affrontare da solo come filmmaker, poiché desideravo creare attorno al pittore un’atmosfera più intima, raccolta e riservata, che una troupe (seppur piccola) non era in grado di garantire. In questo caso ho quindi cercato di appostarmi come un cacciatore fa con la sua preda, per trasferire nelle inquadrature la genuinità del processo creativo che sta alla base di un dipinto attraverso suoni, rumori, materiali, pigmenti. Mi sono occupato di ogni aspetto, a parte la colonna sonora (composta da Lorenzo Tomio): regia, sceneggiatura, fotografia, riprese, montaggio, suono in presa diretta, produzione e post-produzione. Ne è così nata un’opera molto personale, che mi ha permesso di sperimentare una serie di cose che cercavo da tempo.
Sebbene sia vero che il cinema industriale ha frammentato la figura dell’autore cinematografico, suddividendolo in più autori (il regista, lo sceneggiatore, il direttore della fotografia, il montatore, il fonico), credo però che il cinema, più ancora del teatro, sia un lavoro di equipe, in cui ogni elemento concorre a formare un ingranaggio insostituibile di un grande meccanismo. Oltre al fatto che ricoprire più ruoli, per quanto elettrizzante e stimolante possa essere, rischia di far perdere il focus su ciò che si sta facendo… è uno sforzo enorme ma non impossibile, anche se dipende comunque dall’entità del progetto che si sta realizzando. Per tale ragione in ogni lavoro cerco di garantirmi una troupe che mi permetta di svolgere al meglio il mio ruolo di regista.

Luca Caserta

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